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Sindacato Indipendente Banca Centrale
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Se la Banca d’Italia fosse un posto dove è possibile ragionare in modo concreto sulle cose, invece di lasciare campo libero a ideologie e marketing contrapposti, molte cose funzionerebbero meglio.
Questo è il primo messaggio che vogliamo recapitare al nuovo Governatore: è necessario scrollarsi di dosso incrostazioni che bloccano tutti (lato azienda e lato sindacale) in ruoli predefiniti e immutabili.

Esemplare il caso del modello ibrido di lavoro, frutto di un accordo che aveva certamente difetti e mancanze, ma che è bene i colleghi sappiano essere ancora il punto di riferimento non solo nel panorama delle pubbliche amministrazioni italiane, ma anche delle banche centrali europee.
La riunione della Commissione Banca-Sindacati sullo stato di applicazione del modello ibrido ha offerto spunti interessanti: paradossalmente, specie dove sono mancate le risposte alle domande, tanto era l’imbarazzo dei rappresentanti della Banca.

Cominciamo dai temi su cui GEP ha proferito verbo.

LA PERCENTUALE-OBIETTIVO Tra i pochi dati centellinati che l’Amministrazione ha concesso, quello sull'utilizzo complessivo dice che da gennaio a maggio 2023, la percentuale delle giornate lavorative da remoto a livello di Istituto è stata il 35%: di fatto, la percentuale-obiettivo che nei vari “libri bianchi” la Banca aveva indicato come ottimale a livello di Istituto (comprese le strutture dove per forza il lavoro da remoto è minimo). Questo, se non altro, toglie alibi alla bava alla bocca di alcuni Alti Dirigenti presi da scompensi nervosi quando sentono parlare di lavoro da remoto.
A oltre un mese dal via libera della fascia 12/120 in alcuni Servizi dell’Amministrazione Centrale, che impiegano circa 2.000 colleghi, desta sconcerto l’inattività e il silenzio di tutti gli altri.

Desta sconcerto il fatto che - alle nostre lettere - nessun Capo Servizio e nessun Direttore di Filiale ha avuto il coraggio di rispondere che no, nel suo Servizio o nella sua Filiale non è ancora possibile, per questo, quello o quell’altro motivo. Anzi, a essere precisi: l'anno scorso "è andato male" per questo o quell'altro motivo, e quindi quest'anno si riduce il massimale mensile a 8,3 gg/mese (non passare a 120 gg significa esattamente questo: ridurre rispetto al 2022!). Un po’ di coraggio, suvvia!
Modello ibrido: i Capi tra coraggio, obbedienza e delegittimazione

Diciamola chiara, a dispetto dei professionisti del “volemose bene, mo’ ce parliamo noi, fidateve”.
In tutte le strutture in cui non viene attuato il passaggio dai 10/100 ai 12/120, il lavoro da remoto non rimane fermo alla situazione di avvio del modello, ma ne viene ridotta la fruizione: nel 2022 (essendo partito da aprile) il limite annuale non agiva, e quindi i 10 giorni potevano essere fruiti in tutti i mesi. Nel 2023, invece, “morde” anche il limite annuale di 100 giorni, fatto che implica la riduzione della fruibilità mensile media a 8,3 giorni.
Dopo tanta attesa, i vertici del Servizio Gestione del Personale hanno alfine partorito un messaggio sulla “pianificazione delle giornate di lavoro da remoto e delle assenze”. Già l’oggetto della comunicazione in CAD del 28.3.23 funge da involontario spoiler: la confusione dei due argomenti preallerta che il contenuto non è quello atteso dal personale.

Vengono quindi illustrate “ulteriori novità” del mitologico Launchpad “a un anno dall’avvio del nuovo modello”.
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