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Sindacato Indipendente Banca Centrale
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"La Banca non è un juke-box" è la frase che rappresenta plasticamente la posizione dell'Amministrazione su tutti i temi posti in discussione dal SIBC, nella procedura di raffreddamento avviata per denunciare il costante slittamento al ribasso delle condizioni di lavoro del personale, che si manifesta su una pluralità di temi, negoziali e non.

Con l’espediente retorico secondo cui la Banca non è tenuta ad accogliere le proposte sindacali su questo o quell’argomento, viene quindi giustificata una sostanziale mancanza di ascolto dell’Amministrazione rispetto alle osservazioni del Sindacato, Amministrazione che infatti suona sempre la stessa musica salvo modesti “aggiustamenti al margine”, esibiti a imperitura testimonianza della buona volontà nella ricerca di un accordo.
Secondo i piani del Vertice della Banca e dei sindacati dell’IVASS (evidentemente molto informati nei dettagli, a differenza di quelli Bankitalia che però, tranne il SIBC... sono esattamente gli stessi), nella legge di Bilancio appena approvata doveva essere infilata la norma per incorporare l’IVASS nel nostro Istituto.

Il progetto, al momento, non si è invece realizzato.
E’ troppo facile sparare sulla Croce rossa, però ogni tanto non possiamo esimerci dal compito, se ai problemi storici, regolarmente irrisolti, se ne sommano di nuovi.

Parliamo di Sidief, di cui tutti conoscono l’amore per la ventilazione degli ambienti formalmente chiusi, assicurata da finestre risalenti al primo dopoguerra, con vetri non più a norma, e l’ambientalismo sfrenato, assecondato da caldaie non funzionanti o in pessimo stato di manutenzione, in modo da evitare il riscaldamento globale e, incidentalmente, pure quello delle case degli inquilini in pieno inverno.
Non tutti sanno che nei mesi scorsi, a Firenze, sono stati messi in vendita alcuni appartamenti, regolarmente condotti in affitto da colleghi. Sidief vende le case di Banca? No, pare solo alcuni appartamenti a Firenze. E i prezzi? Ecco un chiaro esempio di privilegio: i prezzi sono pari a quelli medi di mercato, se si prendono a riferimento i dati “terzi” dell’Osservatorio sul Mercato Immobiliare con specifico riferimento agli immobili della zona interessata.
Quando chiedemmo alla Banca dati precisi sulle Filiali, dopo la vasta e pensosissima esposizione dei nobili motivi alla base del licenziamento di due Filiali e della messa in cassa integrazione di un’altra decina, "la sventurata rispose".
Ingenua.
Da quei dati emerse la clamorosa contraddizione tra gli obiettivi esposti dall’Amministrazione per gli interventi decisi e i dati numerici, una cui analisi seria avrebbe portato - ad esempio - a indicare Livorno e Brescia come esempi di efficienza (invece che a chiuderle!) e a fare un precipitoso dietrofront dal modello monodivisionale che gli scienziati dell’organizzazione intendono invece estendere.

Lo svelamento pubblico di tale contraddizione, che immaginiamo origine di un certo mal di pancia ai piani alti, può essere all’origine di due fatti.
Lo sciopero è una cosa seria.
Per questo, va preparato, annunciato e condiviso con il personale in modo da ampliare al massimo la partecipazione.
Sarebbe grave se, invece di promuovere sacrosante rivendicazioni con una forte adesione, finisse col danneggiarle, per via di una partecipazione modesta.

L’assurda deriva, assunta dalla Banca nelle relazioni con il personale, ha colpito praticamente ogni negoziato, ogni interesse, ogni aspettativa dei colleghi. Ha colpito ogni collega.
Egregio Governatore,
potremmo inaugurare il 2025 enumerando la montagna di temi che abbiamo davanti e attendono soluzione: IPCA, efficienza aziendale, riforma della carriera operativa, promozioni e trasparenza in quella manageriale, e poi ancora le Filiali, la scuola d’infanzia, lo smart working, l’assicurazione sanitaria, e potremmo ancora continuare.

Per una volta, però, guardiamoci indietro: che è stato fatto nel 2024? E’ presto detto: un solo accordo, quello tecnicamente necessario per far partire la gara per il welfare aziendale.
A memoria, ci sembra che questo rappresenti un record storico negativo per la Banca d’Italia, e proprio nel suo primo anno da Governatore.
Al primo incontro sulla verifica del lavoro da remoto, pensavamo onestamente di aver sbagliato riunione.
All’inizio, sembrava di essere a un dotto simposio (auto)celebrativo sul lavoro da remoto, sulle prospettive planetarie, i confronti, l’ambiente, il tema building, il desk sharing e chi più ne ha più ne metta.
Sicuramente interessante, per l’amor del Cielo, ma non era quella la nostra riunione: noi dovevamo evidenziare gli aspetti da migliorare dell’accordo sul lavoro da remoto in Banca d’Italia, e nel migliore dei mondi possibili, che vuoi migliorare?
Essendo la riunione online, abbiamo staccato il collegamento, e subito ricliccato sul link.

In effetti, era cambiato lo scenario, ma neanche questo era quello giusto: ci siamo ritrovati stesi sul lettino di uno strano psicanalista, che cercava di farci il lavaggio del cervello e convincerci che quello che noi ottenemmo negozialmente tre anni fa, solo dopo mille discussioni e beccandoci pure minacce di querela, si era rivelato giusto, sostenibile ed equilibrato e soprattutto merito di chi ci aveva fatto la guerra.
Ma davvero queste cose ce le vengono a raccontare loro a noi??
L’incontro della giornata di ieri sulla riforma dell’Area Operativa ha finalmente segnato la conclusione dell’ennesima “ribollita” del progetto della Banca.

Un progetto rispetto al quale - a quanto ci consta, anche alla luce dell’intervento a sorpresa nel nostro webinar di ieri del Segretario Cgil - nessun sindacato offrirà disponibilità alla firma.

Tutti tranquilli, quindi? Non proprio. Che nessuno firmi questa precisa proposta della Banca, beh, ci mancherebbe pure.
Ma andrà chiarito da ognuno un punto chiave: di quanto e su cosa dovrebbe cambiare il progetto Banca, affinché il negoziato possa riprendere, con una fondata prospettiva di arrivare a conclusione?
Sindacato Indipendente Banca Centrale
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