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Nella intranet del Servizio GEP, il lavoro ibrido è vivo e gode di ottima salute. Viene così tratteggiato:

“Il nostro orario di lavoro è molto flessibile nel tempo e nello spazio ed è pensato per essere a misura delle persone. Risponde alle diverse esigenze di work-life balance dei dipendenti e alle peculiarità operative di ciascuna Struttura. Persegue quindi un duplice obiettivo: creare da una parte la possibilità di conciliare al meglio la vita lavorativa con quella personale e accrescere dall’altra l’efficienza organizzativa, favorendo un maggior benessere nei luoghi di lavoro.”
Presupposto: il lavoro è cambiato, e con esso l’organizzazione del lavoro. Questione fondamentale: lo smart office è un progetto che adatta gli spazi di lavoro in Banca alla nuova organizzazione del lavoro, oppure è un fattore che altera l’organizzazione del lavoro?
Perché nel primo caso regge la scusa che l’organizzazione degli spazi di lavoro, se si rispettano i vincoli di legge, spetta al datore di lavoro in autonomia e non è quindi soggetta a negoziati con i sindacati. Nel secondo caso, invece no, la Banca non può fare come le pare.

Analizziamo intanto quello che emerge dai feedback di numerosi colleghi.
In attesa che la Banca si attivi per “verificare” l’accordo su lavoro da remoto e modello ibrido, verifica dovuta in questo secondo semestre, si affacciano sempre nuovi esempi, interni ed esterni, per dimostrare la ragionevolezza delle nostre richieste di rivedere alcuni aspetti.

Esempio interno: nel corso dell’estate, diversi edifici della Banca saranno chiusi per risparmiare: chi per una, chi per due, chi addirittura per tre settimane.
Logica vorrebbe che i dipendenti addetti in quegli edifici, che avevano programmato di lavorare in quelle settimane (i piani ferie sono stati richiesti da quel dì!), potessero quindi lavorare da casa non consumando il proprio budget, ma con giornate speciali (della serie: tu fai un favore a me, io ne faccio uno a te).
Invece no: chi lavora da casa, deve attingere dal proprio budget. Come unica alternativa può lavorare “in presenza remota”, intrufolandosi in altri selezionati palazzi di Banca, distanti chilometri, e lavorando così isolati tanto quanto a casa, ma sotto l’occhio vigile delle sacre mura di Banca.
 Zitto zitto, è arrivato il fatidico “secondo semestre 2024”, periodo nel quale dovrà completarsi la prevista verifica dell’accordo sul modello di lavoro ibrido, che tiene insieme lavoro in presenza e lavoro da remoto.

Un modello che ha complessivamente funzionato bene, ma solo per coloro ai quali è stato applicato.
L’allergia della Banca a rotazioni e mobilità (previste negli accordi!) ha infatti cementato un’ingiusta “divisione” del personale. L’opposizione della Banca a riconoscere forme di compensazione per chi non ha il “diritto di scelta”, o ce l’ha dimezzato, ha poi esacerbato una situazione già non felice.
Ieri si è tenuto un incontro né negoziale, né informativo, bensì … “conoscitivo” sulla policy che la Banca si è data in tema di “smart office”, ossia di riorganizzazione degli uffici nel mondo del lavoro ibrido.

Il sistema immaginato dalla Banca per i luoghi di lavoro nel mondo del lavoro ibrido denota la volontà di tenere insieme bei concetti, il teorico benessere del lavoratore, smanie di risparmio, tic presenzialisti: mica facile, onestamente (guardare le slides per credere)
In sintesi, prendendola a ridere (e nessuno si offenda): tutto va prenotato. Il diritto alla stanza stabile (e singola) è solo per Capi Divisione e posizioni superiori, il vice Capo Divisione si arrangi nella stanze comuni, dove si sistemeranno tutti previa prenotazione, districandosi tra le varie stanze da 2/3/4 posti o nelle stanze di co-working, tutti ambienti dove meglio non fare riunioni in videocall per evitare di disturbare gli altri. Certo, ci sarebbero i pannelli fonoassorbenti, peccato che i colleghi siano costretti a rimuoverli perché oltre al fono assorbono pure la luce e sulle scrivanie è notte pure a mezzogiorno. Se quindi non vuoi disturbare gli altri, potrai rifugiarti in “cabine acustiche” per brevi chiamate e video-call, oppure sfruttare stanze “silent room” per momenti (brevi, servono anche ad altri!) di elevata concentrazione. Se però le riunioni coinvolgono più persone, si va tutti insieme in sale riunioni ibride (per 6/8 persone massimo) oppure nelle sale riunioni tradizionali.
Quella tenutasi nella giornata di ieri è stata l’ultima Commissione mista sul lavoro ibrido prima della verifica negoziale, prevista già dagli accordi del 2021 (qui le statistiche sintetiche mostrate).

Avete presente il Palio di Siena? Incredibilmente, ieri praticamente tutte le Organizzazioni sindacali invocavano la verifica negoziale e per ragioni omogenee. Persino chi non ha firmato chiede che si apra un negoziato sulla materia. Una congiuntura astrale più unica che rara, ma… il mossiere non dà il via.

Le ragioni sono anche state spiegate: il 2024 è il primo anno in cui i 2.000 colleghi in Banca collocati nella fascia 12/120 ne fruiscono da inizio anno e non per spezzoni frazionari; è quindi di utilità statistica e conoscitiva monitorarne le preferenze. Ma intendiamoci: dal 2020 a oggi abbiamo sperimentato "la qualunque", sarebbe così imperdibile il valore aggiunto di una statistica che potrebbe abbracciare il solo primo semestre?
Per conquistare la fiducia delle persone, siamo convinti che lo strumento migliore sia quello di parlare il linguaggio della verità. Il linguaggio della verità, peraltro, dovrebbe essere un obbligo per tutti, quando si affrontano temi particolarmente sensibili per le persone, come l’orario di
lavoro e il modello ibrido.

Spesso i colleghi neoassunti chiedono: a che servono i sindacati in Banca d’Italia? Innanzitutto: c’è sindacato e sindacato. Noi siamo (insieme ad altri) il sindacato che ha permesso in 800.000 casi in 21 mesi, di lavorare da casa a colleghe e colleghi che altrimenti sarebbero stati costretti a lavorare in presenza. Punto. Accordo imperfetto? Eccome! Ma non firmandolo, non avrebbe avuto un briciolo di libertà in più chi ancora oggi ne è escluso o quasi : saremmo semplicemente tornati alla situazione ante Covid. Bel successo!
Esattamente un mese fa, il SIBC segnalava ai colleghi (e ad altre eventuali Organizzazioni sindacali) che numerosi provvedimenti di estensione del lavoro da remoto a 120 gg, previsto da normativa in tutte le strutture il cui contenuto lavorativo lo consente, contenevano una data di scadenza che ne caducava gli effetti (quasi tutti al 31 dicembre prossimo, pochissimi altri tra maggio e giugno 2024).

Segnalavamo inoltre che quasi tutti i provvedimenti si riservavano un’analisi sugli "sconquassi operativi" prodotti da cotanta libertà solo dopo la scadenza dei provvedimenti di estensione citati.
Questo, in Banca, significa solo dilungarsi in nuovi mesi di oziose indagini sul nulla e - nel migliore dei casi - riproporre a 2024 in corso ulteriori provvedimenti di estensione per la frazione d’anno residua, riparametrando i 120 giorni e disapplicando la lettera e la sostanza del Regolamento del Personale dell’Istituto.
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