Qualcuno ricorderà, circa un mese fa, il solenne impegno di Previgen, di cui l’Amministrazione si era fatta megafono: “entro fine febbraio, i disservizi (cominciati da ottobre dello scorso anno, ndr) saranno sistemati”.
Ecco, fine febbraio è passata da un po’, ma
la situazione dell’assistenza sanitaria non risulta affatto tornata
alla normalità.
Il sito Previgen, ad esempio, ancora non funziona: non consente l’inserimento di richieste di prestazione diretta,
con blocchi della procedura o addirittura l’inserimento di richieste
che non risultano poi agli altri soggetti coinvolti.
L’alternativa all’utilizzo di un sito non funzionante è quindi il contatto telefonico con il call center, anch’esso a dir poco arduo e - laddove stabilito - inadeguato per la frequente impreparazione degli addetti, pur gentilissimi ma non in possesso delle conoscenze necessarie sul funzionamento della polizza.
Aggiungiamo inoltre segnalazioni circostanziate di un ulteriore deterioramento della qualità della copertura relativa alle prestazioni dentistiche, su almeno due fronti:
- prestazioni non coperte:
a differenza del precedente contratto, sembra applicarsi oggi il
principio secondo il quale - anche in assenza di una esclusione
esplicita - tutto ciò che non è esplicitato nel tariffario va considerato escluso. Situazione che introduce quindi una responsabilità diretta del contraente Banca d’Italia, dal momento che qualunque capitolato non esaustivo determina una penalizzazione dell’incolpevole collega;
- fuga dalla convenzione: abbiamo avuto accesso alle informazioni relative agli importi la Previgen riconosce rispetto alle diverse prestazioni,
dall’otturazione a interventi più complessi, e al costo per l'acquisto
delle materie prime che viene effettivamente sostenuto dal
professionista. Ebbene, le tariffe di Previgen non coprono neppure il costo di materie prime di buona qualità, per cui i dentisti si trovano davanti il bivio tra lavorare gratis se non in perdita (da cui la fuga), oppure utilizzare materiali di basso valore e di qualità scadente.
Se qualcuno si chiedeva per conto di chi, durante la contrattazione sulla polizza, l'Amministrazione abbia così strenuamente difeso la limitazione delle spese dentistiche al novero dei soli dentisti convenzionati, può farsi un’idea più chiara.
Resta il dubbio se, a fronte di reiterati disservizi, la Banca stia o meno applicando le penali, di quale entità e con quale destinazione. Peccato non avere a disposizione un nuovo “question time”, avremmo potuto chiedere se la Banca è talmente “in buoni rapporti” con Generali che si guarda bene dall’applicare le penali contrattuali, oppure
se le stia incassando (e trattenendo), traendo così un giovamento
economico da disservizi gravi che vanno avanti da mesi, le cui
conseguenze ricadono unicamente sui dipendenti.