Personale in aspettativa e in distacco: Lettera al Direttore Generale

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Personale in aspettativa e in distacco: Lettera al Direttore Generale

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Pubblicato in personale_in_distacco · Giovedì 20 Lug 2023
Personale in aspettativa e in distacco
Lettera al Direttore Generale

AL DIRETTORE GENERALE
DELLA BANCA D'ITALIA

Egregio Direttore Generale,

l’attività della Banca è ormai da tempo parte fondamentale dell’Eurosistema. La proiezione esterna, l’interscambio con gli organismi europei,  rappresenta uno snodo cruciale, e di crescente importanza, per  l’affermazione dei principi che il nostro Istituto, in una storia  ultracentenaria, ha difeso in ogni modo: la stabilità finanziaria, la  sana e prudente gestione, l’affermazione di regole trasparenti e  correlate responsabilità.

Il personale dell’Istituto è protagonista dell’attuazione del progetto,  con integrazioni che abbracciano i settori della vigilanza, dei  mercati, dell’antiriciclaggio, delle infrastrutture informatiche, dei  sistemi di pagamento, delle rilevazioni statistiche, e molto altro.
Di  particolare rilievo è l’attività del personale che viene distaccato a  vario titolo presso gli organismi europei. Un lavoro spesso lontano  dagli occhi dei gestori, ma di straordinaria utilità per gli interessi nazionali.

Per tale ragione, il trattamento e la gestione dei distacchi del personale sono questioni particolarmente sensibili, sotto numerosi profili:
-  la coerenza delle scelte con gli interessi dell’Istituto e della comunità nazionale;
-  il trattamento non discriminatorio tra colleghi;
-  la capacità di valutare situazioni personali anche al di là del rigore delle norme.

Il messaggio n. 1609547 del 10 novembre 2021 prevede “un limite ordinario fino a un massimo di 5 anni per distacchi/aspettative per assunzione di impieghi”, con possibilità di proroga legate a elementi quali “le  concorrenti esigenze di risorse della funzione di provenienza; il  perdurante interesse della Banca nella prosecuzione della collaborazione  da parte del dipendente; l’utilità dell’estensione nell’ambito del più  ampio percorso di sviluppo individuale, anche alla luce dell’interazione  e della qualità dei rapporti intercorsi con le funzioni di riferimento  in Banca durante l’aspettativa o il distacco”.

Nella pratica, secondo quanto risulta al Sindacato Indipendente, negli ultimi mesi sono state avviate da parte del Servizio Sviluppo delle Professionalità interlocuzioni ultimative con i colleghi aventi aspettative in scadenza, adottando misure rigide e come tali inadatte a tenere conto, con la necessaria flessibilità, delle indicazioni riportate nel cennato messaggio.

L’unico criterio che sembra interessare è quello della posizione organizzativa, divaricando i destini dei “team lead” (e superiori) da quello dei “supervisor” (e inferiori). Criterio peraltro mai esplicitato in questi termini , e che come tale quindi privo di adeguata formalizzazione.
L’unico altro fantomatico criterio, menzionato solo a voce, sarebbe una sorta di “ratio” che compara il tempo di permanenza in Banca d’Italia con la permanenza in BCE.  Tale presunto criterio, oltre a risultare ampiamente contraddetto dai  provvedimenti di cui si ha qui notizia, appare non privo di chiara valenza discriminatoria.
Non viene infatti valutato il merito delle attività svolte, la presenza su JST  di banche italiane o la natura dell’interesse nazionale, millantando la  necessità di garantire eguaglianza di opportunità per i colleghi  italiani, come se i posti lasciati vuoti potessero automaticamente  essere coperti dallo stesso numero di colleghi italiani.  

Da ultimo, le situazioni familiari non  appaiono in nessun modo essere valutate, così da costituire un elemento  che dia robustezza e condivisibilità alle decisioni assunte. Se anche i  nuovi indirizzi sono stati pensati vagliati e approvati, pensare a un periodo transitorio per i colleghi già in aspettativa appare doveroso.  Un’applicazione tanto stringente dei pretesi “criteri” è ammissibile a  chi li conosce in partenza, non a chi ha magari valutato l’opportunità  di esperienze all’estero trasferendo famiglie e adattando i bisogni  educativi dei figli in un quadro normativo totalmente diverso.

§§§

Oltre a tali aspetti, è doveroso porsi una questione più generale,  connessa a un trattamento che già in passato ha destato stupore per la  distanza che la funzione del personale dimostrava nei confronti dei  colleghi distaccati: qual è l’interesse dell’Istituto, e  dell’Italia, nel far rientrare forzosamente decine e decine di colleghi,  numerosi dei quali si dimetteranno per sempre dalla Banca?

Salvo non sia questo l’obiettivo, che non vogliamo credere perché segnalerebbe criticità gestionali di elevata gravità, è noto a tutti che il venir meno di posizioni attualmente occupate da colleghi italiani non  comporta in alcun modo la garanzia, o neppure l’elevata probabilità,  che le medesime posizioni siano rimpiazzate da altri italiani.
Non riteniamo che l’attività di supervisor, o altre, possano essere considerate di importanza marginale,  non solo per lo sviluppo professionale dei colleghi, ma soprattutto per  l’incidenza all’interno delle attività della BCE e dell’SSM.
E’ ben noto che, a prescindere dalla posizione ricoperta, l’operato  dei nostri colleghi, le competenze e le professionalità, riconosciute e  apprezzate a tutti i livelli, contribuiscono quotidianamente anche ad  accrescere la reputazione della Banca, seppur sotto il cappello  BCE e magari in maniera non così visibile "da lontano", conseguendo un  fine comune a entrambe le autorità.

Teniamo a precisare che la richiesta di un urgente ripensamento delle modalità attuative delle linee decise dal Direttorio non deriva dalla sola attenzione agli interessi dei colleghi, presenti e futuri, che si trovano e si troveranno a lavorare in un quadro internazionale.
Deriva anche dalla consapevolezza  che gli interessi nazionali sono meglio tutelati da una presenza  rilevante, crescente, e non coartata di personale italiano. Né più, né meno di quello che fanno già i corrispettivi francesi e i corrispettivi spagnoli,  a nessuno dei quali viene intimato il rientro a pena del licenziamento,  essendo liberi di rimanere in BCE fino a quando lo riterranno. Questo non ha impedito (anzi: ovviamente ha favorito!) la crescita della presenza francese e spagnola negli organismi europei.
Persino  le realtà nazionali che pongono vincoli stringenti per il rientro,   considerano comunque l’opzione di reingresso nella banca centrale da  posizioni coerenti alle esperienze maturate.

Parrebbe peraltro singolare che la  particolare “attenzione” che la Banca rivolge sistematicamente alle  scelte di altre banche centrali nazionali, e in particolare proprio alla  Banca di Francia (basti pensare alle scelte sul codice etico del personale, o alle scelte di produzione delle banconote Euro), sia  proprio in questo caso assente, determinando un isolamento della  compagine italiana rispetto ai principali Paesi europei di riferimento.

§§§

Per tutto quanto sopra esposto, ritenendo quindi non  utile che la Banca d’Italia adotti politiche di minore attenzione  all’interesse nazionale, per malintese valutazioni di gestione interna,  Le rivolgiamo un appello a una modifica delle linee guida come  definite, e già nell’immediato a un controllo attento delle modalità  applicative che appaiono in molti casi ispirate a una logica non solo  restrittiva, ma punitiva dei colleghi interessati.

Rimaniamo in attesa di un cortese riscontro.

Distinti saluti.
LA SEGRETERIA NAZIONALE DEL SIBC
Roma, 19 luglio 2023


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