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Pubblicato in orario_di_lavoro smartworking · Lunedì 16 Ott 2023
Modello ibrido di intelligenza
Caro Governatore, il futuro passerà dalla capacità di confronto ad alto livello


Se  la Banca d’Italia fosse un posto dove è possibile ragionare in modo  concreto sulle cose, invece di lasciare campo libero a ideologie e  marketing contrapposti, molte cose funzionerebbero meglio.
Questo è il primo messaggio che vogliamo recapitare al nuovo Governatore:  è necessario scrollarsi di dosso incrostazioni che bloccano tutti (lato  azienda e lato sindacale) in ruoli predefiniti e immutabili.

Esemplare il caso del modello ibrido di lavoro, frutto di un accordo che aveva certamente difetti e mancanze, ma che è bene i colleghi sappiano essere ancora il punto di riferimento non solo nel panorama delle pubbliche amministrazioni italiane, ma anche delle banche centrali europee.

Un accordo frutto dell’intelligenza e della lungimiranza di una parte dell’Amministrazione e del mondo sindacale. Un  accordo fatto di parole scritte e di impegni precisi, e di una logica  applicativa che a questi avrebbe dovuto conformarsi in modo coerente.
E’ accaduto il contrario: complici il “dietro-front ideologico” sul piano politico già nella seconda metà del 2021, il grido d’allarme di lobby interessate alla perpetuazione del lavoro in presenza nei centri storici, i deficit pratici e intellettuali di troppi dirigenti, la Banca ha molto rapidamente cambiato la propria postura sulla questione, minimizzando l’utilizzo di tutte le leve che il sistema necessariamente riserva alla discrezionalità gestionale, così da limitare al massimo l’impatto organizzativo e innovativo del lavoro da remoto.

Così è stato in tante divisioni GSP (non tutte per fortuna), dove si nega l’esistenza di lavori perfettamente telelavorabili. Così è stato per l’estensione alla fascia 12/120,  limitata a pochi “Dipartimenti nobili” e quindi a prescindere  dall’attività, che in Filiale e nei Dipartimenti similari è tuttora  inchiodata al livello ordinario. Così è stato per molte richieste di flessibilità. Così è stato per il comma che attribuisce all’Amministrazione la facoltà di estendere il lavoro da remoto “oltre i limiti” in casi emergenziali:  facoltà mai attivata, nonostante occasioni che lo avrebbero imposto:  alluvioni nel nord Italia, gli incendi in Sicilia, allerte meteo o  record di caldo, scioperi nei trasporti e a breve la Via Crucis che  affliggerà i romani, per i lavori in vista del Giubileo (non bastando  una viabilità ordinariamente paralizzata).

E’ un peccato che manchino la serenità e il luogo per ragionare, di questo e altri temi.
E’ un peccato non solo per noi lavoratori, ma anche per chi “governa” l’Istituto, perché una gestione sana e illuminata dovrebbe naturalmente guardare non i problemi di retroguardia (contenere il lavoro da remoto, disincentivarne la fruizione), ma i problemi di sviluppo. Il futuro, non il passato.
I temi della qualità del lavoro, del rapporto tra autonomia e grado di complessità dei compiti assegnati, della rivoluzione organizzativa finora solo temuta e non guidata, degli orari di lavoro, delle anomalie presenzialiste, della formazione del personale e dei connessi incentivi, della nuova luce in cui guardare inquadramenti operativi e manageriali, degli impatti ecologici del modo di lavorare, sono temi che dovrebbero interessare un datore di lavoro tanto quanto un’organizzazione sindacale.

Condizione per raggiungere qualsiasi risultato è abbandonare una prospettiva breve-termista, tattica, e quindi legata a una visione "passatista". Un ambiente di lavoro che può contare su un corpus normativo così avanzato, su un’infrastruttura informatica avanzata e su un personale di altissime capacità, non può essere governato come una classe scolastica da educare sin dalla grammatica di base.
Si può (e si deve) volare molto più alto di così.
Speriamo il nuovo Governatore, che si insedia tra due settimane, sappia esercitare quella capacità di ascolto e di confronto senza pregiudizi, che in troppi momenti è mancata.


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