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IFR, è ora di confrontarsi davvero

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Pubblicato in trattamento pensionistico, Post93 · Giovedì 08 Feb 2024
IFR, è ora di confrontarsi davvero
Trattamento pensionistico inferiore,
nessuna copertura sanitaria, interessi su anticipi

C’è stato un tempo in cui chi entrava in Banca poteva contare, all’atto del pensionamento, sia su una liquidazione congrua (circa 3 annualità di stipendio), sia un trattamento pensionistico mensile pari (se non superiore) all’ultimo stipendio in Banca.

Chi è entrato dopo il fatidico aprile 1993, ha una situazione ben diversa e nemmeno unitaria.
Per quasi 30 anni, infatti, è stata offerta l’ opzione di scelta tra il Fondo Complementare (che aggiunge una  integrazione alla pensione INPS, le cui previsioni sono invero sempre  più fosche, e attribuisce una mini-liquidazione (lump sum) che a stento  arriva a un’annualità di stipendio) o l’Indennità di Fine Rapporto (liquidazione come gli ante 93, ma senza alcuna integrazione della pensione INPS).    

Una possibilità di scelta che è stata abrogata solo negli ultimi anni, ma che allora venne presentata dalla Banca come indifferente: il Fondo  complementare da un lato, l’IFR dall’altro. Tutti scelsero quindi  liberamente, in base alle proprie aspettative di carriera e anche al  clima economico al momento della scelta (Torri gemelle, crisi subprime,  guerre, ecc.).

Nel corso degli anni, l’indifferenza della scelta è venuta meno e questo è un dato incontestabile.  Una delle due scelte è stata progressivamente migliorata (per fortuna!)  in termini di contribuzione di Banca al Fondo e con l’istituzione della  pur modesta lump sum.
Ciò ha tuttavia generato una discriminazione nella discriminazione. E’ incontestabile che i post 93, ormai largamente maggioritari nella composizione del personale, abbiano un trattamento previdenziale purtroppo non paragonabile a quello di chi li ha preceduti in Banca. Ed è anche vero che chi all’interno dei post 93, scelse l’IFR, si trova oggi in una condizione di ulteriore svantaggio, con oneri prevedibili a carico della Banca assai più contenuti.

Il trattamento previdenziale va migliorato per tutti, anche per chi, avendo optato per l’IFR è rimasto indietro. Anche offrendo nuove finestre per entrare nel Fondo a condizioni di piena equità e unificare i trattamenti post 93. Che differiscono per altre rilevanti ragioni.

Va infatti rilevato che in  caso di anticipi sull’IFR - i colleghi interessati pagano interessi  prima, e vengono pure tassati per fringe benefit poi, su soldi che per  molti aspetti… sono soldi loro.
La questione è certamente controversa, ma la Banca dovrebbe sapere che in altri posti di lavoro, anche pubblici, e anche  molto “istituzionali”, avviene diversamente: non si  pagano interessi (a prescindere dalla causale) o non vengono considerati  fringe i tassi favorevoli. Noi invece, che siamo “privilegiati” …  paghiamo interessi e fringe su somme nostre!!!!

Non basta:  la copertura sanitaria al personale post 93 non aderente al Fondo viene negata (!!) una volta terminato il rapporto di lavoro con la Banca, a differenza di qualunque altro pensionato, per effetto dell’interpretazione unilaterale e iniqua di una norma preesistente che non poteva essere stata pensata per le problematiche post 93.

Questa carrellata per dire che sta per compiere 3 anni l’impegno dell’Amministrazione, sottoscritto in una dichiarazione a verbale formale, secondo cui “sono emersi elementi che meritano di essere approfonditi in un apposito confronto, segnatamente il trattamento dopo la cessazione dal servizio del personale assunto a far data dal 28.4.1993 che non abbia aderito al Fondo pensione complementare”.
C’è da chiedersi in quale era geologica la Banca intenda collocare l’ “apposito confronto”, a fronte di sempre più colleghi post 93 che si approssimano alla pensione, e che reclamano una cosa basilare: equità previdenziale tra tutto il personale della Banca d'Italia.


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