Fringe Benefit: L'Amministrazione studia (male) contro il personale

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Fringe Benefit: L'Amministrazione studia (male) contro il personale

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Pubblicato in Fringe Benefit, tassazione · Lunedì 13 Feb 2023
Tags: FringeBenefittassazione
Fringe benefit: l'Amministrazione studia (male) contro il personale
Quando ci occupiamo di chi gestisce le risorse umane, c’è sempre chi si risente (in primis il sindacato che ormai lavora per difendere Martiello, Papi, il Direttorio e chiunque rappresenti il potere costituito).
A malincuore, quindi, ci tocca nuovamente occuparci del Servizio Contro il Personale. Sono infatti comparse venerdì, delle nuove FAQ sulla vicenda dei fringe benefit. Queste FAQ non sono scritte per aiutare i colleghi,  per spiegare le trattenute di febbraio e quelle dei mesi a venire, a  che titolo vengono effettuate tassazioni preventive ecc. Alcune sembrano  scritte unicamente per contrastare quanto sostenuto dal SIBC a tutela del personale,  quando abbiamo svelato l’interpretazione corretta da dare a una norma  legislativa risalente al 1999, da cui deriva la tassazione odierna.
Per raggiungere questo obiettivo di discutibile pregio, Banca d’Italia fa affermazioni fuorvianti e omissive, e lo dimostriamo.
Come noto, il SIBC era risalito ai lavori della Commissione parlamentare che nel 1999 aveva indicato al Governo - unicamente per i mutui a tasso variabile - la modifica al Testo Unico sulle Imposte che la Banca sta applicando per tutti i finanziamenti.
Ma l'Amministrazione, invece di fare marcia indietro almeno sul punto (come noto, le contestazioni sono su più versanti, a partire dall’applicabilità di queste norme ai soci della Cassa), che fa? Fa ricerche contro gli interessi di tutto il personale. Il frutto di questo diabolico lavoro, lo trasfonde infine nella intranet, stavolta non come lettera anonima ma come FAQ.

Sostiene quindi,  nero  su  bianco,  che  “il  suggerimento  della Commissione Parlamentare non è stato recepito” e quindi non va fatta distinzione tra prestiti a tasso fisso e quelli a tasso variabile.
Questa affermazione è a dir poco fuorviante.
La relazione definitiva del governo al d.lgs. 505/99 dice esattamente il contrario, ossia che il decreto “recepisce l’osservazione contenuta nel punto 19 del parere della commissione parlamentare e modifica il comma 4, lettera b), dell'
articolo 48 del TUIR”.
Quindi, i tassi fissi - almeno nelle dichiarate intenzioni del Legislatore - non c’entrano niente.
L’inghippo nasce dall’operato del governo  in  carica  nel  1999  (all'epoca
c’erano quelli bravi, ndr) che ha trascritto malamente il parere della commissione parlamentare, dimenticando la specificazione sui “mutui a tasso variabile” e coinvolgendo così l’universo mondo.
Per questo ha ragione la Banca? Ma niente affatto! Chiunque abbia un minimo di basi di diritto sa bene che se l’interpretazione letterale di una norma confligge con la ragionevolezza e la logica (che senso ha applicare a un mutuo a tasso fisso stipulato 10 anni addietro, i tassi di riferimento del 2022?), è necessario ricercare l’interpretazione autentica,

cioè la volontà dello stesso legislatore (che vale più di quella di Martiello, di Papi e della Cisl, ndr),  rinvenibile negli atti parlamentari e preparatori delle leggi (qui  accanto, citiamo fra gli altri Martines, uno dei principali costituzionalisti italiani).
Proprio l’approfondimento che ha fatto il SIBC, che avrebbe consentito alla Banca una diversa applicazione della norma o quantomeno il preventivo interpello prima
di agire (male), scelte neppure considerate trattandosi di soldi da togliere al personale, e non da pagare.
C’è poi un’ulteriore FAQ, che di fatto richiama il volantino della CISL (fare 2 + 2…): secondo questi geni, già nel 2007 venne applicata questa norma col beneplacito della CSR, e quindi (sottinteso) la coppia Martiello & Papi è esente da colpe.
Invece di cercare di capire le leggi, questi prendono il precedente e “diabolicamente perseverano”,  dimenticando che - se 16 anni fa nessuno si scomodò - era perché  l’effetto economico era del tutto trascurabile. Fermo restando che ogni  singolo atto impositivo e’ autonomamente impugnabile, senza che rilevi una presunta passata acquiescenza; quindi del 2007, con rispetto parlando, non frega niente a nessuno.
Resta un dato di fondo: se  chi gestisce il personale è disposto a coartare la verità contro il  personale, il problema da affrontare è ben più grande di qualunque  fringe benefit.
E’ il motivo per cui è necessario sostenere  la battaglia di chi, approfondendo ogni questione con serietà e  passione, affronta ogni tema con l’unico obiettivo di tutelare il  personale. Non di affossarlo.


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