CSR, la manina con gli indirizzi di casa
CSR, la manina con gli indirizzi di casa
Anche questa campagna ripropone il tema della democrazia sindacale in Banca

Ancora una volta, la competizione elettorale sulla CSR, così come il confronto democratico tra le organizzazioni sindacali, è inquinata dall’intervento di “manine” di parte che - guarda caso - si trovano sempre a favorire alcuni sindacati.Numerosissimi soci della Cassa in pensione stanno ricevendo in questi giorni, al proprio indirizzo di casa, un giornalino pubblicitario della Lista 1 (Papi) che li sollecita a votare per la medesima lista alle elezioni CSR.Una cospicua parte di questi non hanno mai comunicato al CIDA, alla CISL, alla CGIL o al DASBI il proprio indirizzo di casa.Questi dati, sensibili e personalissimi, li conoscono unicamente la Banca d’Italia e la CSR (che è la stessa cosa, stando all’interpretazione data alla norma sui fringe benefit).Ci viene da sorridere, a pensare a quante volte la “funzione del personale”, cui le nostre Organizzazioni hanno più volte segnalato anomalie nell’accesso a contatti privati persino di futuri assunti (vedere da tre anni a questa parte la correlazione tra assunzioni e crescita di uno specifico sindacato) abbia esclusoL'APERITIVO INCLUSIVO IN ZTLLa scorsa settimana, la Lista Papi (la Lista 1 di CIDA-CISL-CGIL-DASBI) ha organizzato un aperitivo dopo-lavoro per chi gravita nel polo centrale della Capitale.Pur dubitando che anche un surplus di bollicine alcoliche possa indurre carrettate di colleghi a votare per altri tre anni di Papi, temiamo molto l’effetto-riconoscenza dei colleghi degli altri poli romani e soprattutto di Filiale, cui è stata risparmiata questa triste sceneggiata durante la quale, siamo certi, si sarà pure cianciato di una CSR “più inclusiva”.ogni responsabilità, garantendo la propria imparzialità in quanto "per la Banca i sindacati sono tutti uguali" (rasentando l’offesa, ndr).Ora, sarebbe da chiedere secondo loro da dove sono arrivati, a quei sindacati, gli indirizzi di casa del personale in quiescenza. Dal New York Times?La tutela dei dati personali è un preciso obbligo di legge, la cui violazione può agevolare la commissione di truffe e frodi informatiche, come quelle avvenute più volte, negli ultimi anni, proprio ai danni dei soci CSR: carpire la buona fede dell’interlocutore è molto più facile, se si è a conoscenza di dati privatissimi che solo la Banca e la CSR conoscono.E’ quindi lo stesso meccanismo scorretto già utilizzato da CIDA &Co per propagandare le modifiche dello statuto pro-SIDIEF e pro-Banca, in quel caso spammando la posta elettronica di centinaia o migliaia di pensionati che mai avevano dato i propri recapiti a CIDA, CISL e CGIL. Alle richieste di chiarimento, né la CSR, né la Banca d’Italia, né quei sindacati hanno mai fornito risposte credibili. E ora, la violazione viene reiterata. Chissà che non intendano pure reiterare le modifiche pro SIDIEF e pro Banca, dovessero vincere le elezioni.Ma il problema è ancora più grave. La mancanza di rigore della Banca d’Italia nel far rispettare le regole basilari della democrazia sindacale è un fatto di cui dobbiamo prendere atto, e speriamo altrettanto facciano i colleghi, che devono capire che queste violazioni, anche quando apparentemente non li riguardano, sono la sottrazione del diritto di ognuno di noi ha a vivere, lavorare, votare scegliendo la propria organizzazione sindacale in un contesto democratico. Viva la democrazia (quando tornerà!).