Consiglieri ed esperti, uno nessuno e centomila
Pubblicato in carriera manageriale · Giovedì 11 Apr 2024
Consiglieri ed Esperti
uno, nessuno e centomila
Disclaimer:
il SIBC non è contro i Direttori ma vuole pari trattamento per Consiglieri ed Esperti.
Nella nostra “indagine su una carriera al di sopra di ogni sospetto” – resa necessaria dall'inadempimento da parte dell'Amministrazione e dei sindacati che vollero la Riforma dell'Area Manageriale (CIDA-CISL-DASBI) - abbiamo effettuato la prima (e finora unica) verifica dell'accordo 2016, mostrando inconfutabilmente, sulla base dei dati ufficiali, l'esistenza di un regime normativo ed economico largamente discriminatorio, e il prodursi di sperequazioni intollerabili fra il personale: da una parte, infatti, ci sono Direttori e Direttori centrali, beneficiari di un trattamento di tutto rispetto; dall’altra Consiglieri ed Esperti che sempre più tirano la carretta e pagano il conto del ristorante.
I Consiglieri, ricordiamolo, rappresentano a oggi il 49% dell’area “manageriale” e il 27% di tutto il personale della Banca; gli Esperti – rispettivamente - il 32% e il 18%.
Noi del SIBC riteniamo che sia urgente e sensato occuparsi di questi 3.100 colleghi, piuttosto che affannarsi a inventare “posizioni in staff” e strapuntini “organizzativi” in cui collocare Direttori, “vittime indimostrate” della supposta “mobilità” delle posizioni apicali, mobilità smentita in troppi casi da una inamovibilità che cozza con il Regolamento del Personale (curiosa differenza, anche qui, con i Consiglieri, per i quali è invece quasi fatale la perdita della posizione funzionale).
A questi fatti già noti per nostra opera, vogliamo adesso aggiungere un’analisi sull’altra gamba su cui si regge la Riforma del 2016, vale a dire la genericità delle figure professionali ivi disciplinate (si veda l’art. 5 del Regolamento del Personale) – una specie di mansionario unico dei direttivi - grazie al quale a compiti omogenei corrispondono destini lavorativi e retributivi affatto diversi a seconda del grado formalmente rivestito.
Concentriamoci, in questa sede, sul rapporto fra Consiglieri e Direttori.
Spiccano i sofismi linguistici degni di miglior causa (laddove i direttori sovrintendono processi, tengono i rapporti con le altre strutture e con l’esterno, svolgono incarichi professionali a elevata expertise, i consiglieri supervisionano processi, curano i rapporti operativi con le altre strutture e con l’esterno, svolgono funzioni a elevata specializzazione professionale), le due figure sono ampiamente sovrapponibili e la prassi quotidiana conferma la frequente osmosi di ruoli e attività, grazie alla vaghezza della definizione normativa di ciò che spetta agli uni e di ciò che è dovuto dagli altri.
La permutabilità delle figure professionali diventa addirittura regola scritta per le Filiali, dove più frequentemente i Consiglieri collaborano direttamente con la Direzione e, all’occorrenza (cioè anche spesso o sempre) sostituiscono o surrogano il Capo della Filiale ove non sia prevista la figura del Vice per quella dipendenza. Insomma, tre piccioni con una fava:
1) non si istituisce la posizione di Vice Capo (e si risparmia);
2) si scaricano sui Consiglieri compiti che spetterebbero a membri della Direzione (e magari lo si fa anche stabilmente);
3) si risparmia sulla retribuzione dei Consiglieri, cui non spetta il trattamento economico superiore.
Non finisce qui, naturalmente. La prossima settimana, ci occuperemo di riconoscere i segnali incontrovertibili che marcano il diverso territorio tra Consiglieri e Direttori. Perché la permutabilità va bene solo quando conviene a una gestione largamente discrezionale delle risorse umane, ma ci sono limiti non valicabili.