. La comunicazione vi fa belli?
Pubblicato in relazioni sindacali · 29 Maggio 2023
La comunicazione vi fa belli?
Anche nella comunicazione aziendale, l'assenza di una connessione tra i vertici dell'Istituto e il personale
Un film di qualche anno fa vedeva una splendida Isabella Rossellini offrire un filtro portentoso a una già matura Meryl Streep, donandole una nuova giovinezza e la bellezza di una ventenne.Ecco, da qualche tempo a questa parte la comunicazione della Banca d’Italia si comporta come Isabella Rossellini: offre una nuova giovinezza a chi guida l’Istituto, riempie la home page e intere sezioni del sito internet con notizie su interventi, convegni, seminari a cui i nostri vertici partecipano, notificandoli anche sulla newsletter settimanale, con devota e puntuale solerzia.Cotanto dispiego di professionalità e competenze permette alla comunicazione aziendale per compiere una formidabile operazione di maquillage, con un vero e proprio elisir di lunga vita in grado di mascherare omissioni, manchevolezze e soprattutto nascondere la profonda frattura che cresce da ormai troppi anni tra Vertice e dipendenti.Attenzione, per quanto il belletto sia steso a dovere, abbiamo qualche dubbio che riesca fino in fondo a camuffare la mancanza di apertura al dialogo, l’assenza di indicazioni chiare e di lungo termine sulla direzione che la Banca vorrebbe assumere, l’incredibile autoreferenzialità del Piano strategico 2023-25 (privo di qualunque numero (!) e del minimo riferimento a indicatori quali-quantitativi in grado di misurare utilità, livello, qualità ed efficacia delle nostre attività), la scientifica rimozione di ogni responsabilità per le condizioni deficitarie in cui versa il rapporto di fiducia tra vertice e dipendenti.Non sono stati sufficienti fior di studi e ricerche autorevoli (che i nostri più alti dirigenti, per conseguire le loro qualifiche, avranno certamente studiato…), sulla importanza della valorizzazione del capitale umano, sulla fioritura dei talenti e addirittura sull’aumento della produttività che un’azienda può conseguire quando il clima organizzativo è armonioso e collaborativo, a tutti i livelli.Nella torre d’avorio, inscalfibile per definizione, il dialogo è bandito perché incompatibile con i proclami calati dall’alto (a quando quello sulle Filiali? Per non dire di voci che girano sul telelavoro) e ogni doverosa manifestazione di interesse per i dipendenti di questa organizzazione viene anche essa bandita, per evitare che possa essere scambiata per accondiscendenza e svillaneggiata sui sempre temuti mass media.Il filtro funziona così: serve a mascherare magagne, a fingere che gli anni non siano passati, lasciando segni profondi sulle vite professionali di tutti noi.Ma gli anni passano e ben presto chi resta (o chi arriverà) dovrà redigere un bilancio non semplice dell’eredità che tutti noi riceveremo. Nessuna operazione di maquillage può mai davvero cambiare la realtà delle cose.Nel frattempo, per favore, qualcuno che sappia fare il proprio lavoro dovrebbe prendere il coraggio a quattro mani e farlo presente: non soltanto belletti, fard e filtri non cambiano la realtà, ma sono anche l’ennesima plastica dimostrazione di un'Istituzione, un tempo generosa e umile, paralizzata in modalità autoreferenziale e autocelebrativa, tanto da non riuscire a cogliere opportunità di sviluppo che la renderebbero più centrale nel panorama istituzionale italiano.E non c’è nulla di personale: siamo solo preoccupati che la forma mentis della nostra dirigenza sia ormai così forgiata alla piaggeria che anche al prossimo Vertice, alla prima difficoltà, verrebbe offerto il filtro e il belletto, invece di consigli, stimoli, critiche mai richieste, spesso mal sopportate, ma utili come l’oro per agire al meglio, nell'interesse comune.