. Riforma degli inquadramenti. Quale riforma? E quando?
Riforma degli inquadramenti.
Quale riforma? E quando?
La riforma dell'Area Operativa, che se fatta bene potrebbe avere anche un “potere attrattivo” verso il personale dell’Area Manageriale, sempre meno soddisfatto della struttura creata nel 2016, è in uno stato di “limbo”.La Banca ha impiegato 6 mesi per esporre oralmente il proprio progetto, peraltro non particolarmente complicato, essendo basato su tre principi basic:
- Indifferenziazione mansionistica all’interno dell’area operativa;
- abolizione degli scatti “automatici” annuali;
- incidenza della valutazione discrezionale sulla busta paga di tutti i colleghi operativi.
Il tavolo di maggioranza operativa ha risposto con un progetto diverso, presentato nero su bianco, quasi un mese fa: ti invitiamo a leggerlo qui. Da allora, l’Amministrazione è sparita dai radar, probabilmente spiazzata nel vedere che sei mesi di lavaggio del cervello sull'obsolescenza del personale operativo, sulla necessità di rieducarlo, sulla duratatrentennale del percorso necessario per acquisire "padronanza" sul lavoro non hanno sortito effetto né sul SIBC, né sulla FALBI, né sui colleghi.E chissà che non sia stata spiazzata anche nel vedere modesti o nulli effetti dell’allegra campagna “dividiamo il personale operativo” orchestrata dall’apposita CISL, che ventilando immaginari vantaggi per alcune categorie (Coadiutori e ultrasessantenni) ha tentato di minare la solidità della risposta unitaria da parte dell’intero personale.E’ (per caso?) sempre il sindacato più amato da GEPad aver avanzato di recente delle singolari proposte di riforma che scimmiottano quelle dell’Amministrazione, facendo passare per proposte sindacali delle evidenti istanze datoriali. Proposte sulla progressione economica “paragonabile a quella attuale” (esattamente le parole con le quali il Segretario Generale Martiello fa capire che tendenzialmente sarebbe “inferiore all’attuale”); sullo “scivolo”, che l’Amministrazione ha già detto di voler attuare per un ricambio significativo del personale, e quindi non ha senso inserirlo tra le rivendicazioni sindacali; sullo “scatto di reinquadramento” che neppure la Banca ha mai immaginato di negare in sede di riforma.Tutto questo conta poco, sul piano della realtà negoziale. Contano invece:元 l’effettiva volontà della Banca di procedere a una riforma dell’Area Operativa, che parta dal riconoscimento di capacità e qualificazioni radicalmente mutate rispetto all’epoca in cui venne concepito l’attuale regolamentazione (1980!!), e che come tali vanno riconsiderate sul piano economico e di sviluppo professionale;元 la forza numerica che i colleghi attribuiscono ai diversi sindacati, che è l’unico strumento per sostenere le idee e le iniziative di ciascuno (o dell’Amministrazione), e l’unico segnale con il quale il Vertice capisce gli orientamenti del personale.L’alternativa a una buona riforma, che dia vantaggi reali a tutti i gradi e a tutte le generazioni dei colleghi in Banca, non è una cattiva riforma - certamente non fino a quando avremo il potere di impedirla grazie al vostro appoggio. L’alternativa è il mantenimento della situazione attuale, che rappresenterebbe tuttavia una sconfitta per il buon senso e per una sana conduzione del nostro Istituto. Non è forse l’Amministrazione ad aver illustrato la necessità di formazione, continuo aggiornamento professionale, nuovi meccanismi di incentivo per il personale operativo? E ora, pur di non riconoscere quanto dovuto da molti anni a tutti i colleghi, accetta serenamente che il personale faccia una formazione ridicola, non abbia alcun incentivo a lavorare ancora meglio, e lasci le proprie conoscenze all’epoca dell’ultimo titolo di studio? Sarebbe una scelta che qualifica la serietà delle parole e delle opere dell’attuale dirigenza, rispetto alla quale il SIBC rivendica le proprie idee e proposte radicalmente alternative.