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un cine-panettone preoccupante

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un cine-panettone preoccupante

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Pubblicato in negoziati · Lunedì 17 Mar 2025 · Tempo di lettura 3:15
Un cine-panettone preoccupante

A volte viene da chiedersi se ci sia ancora qualcuno che ragiona, in questa Banca.
Ragionare significa interrogarsi sulle conseguenze delle proprie decisioni, legittime o meno che siano.
Interrogarsi sulle conseguenze dovrebbe essere imperativo per tutti, in particolare per chi ha molto potere, e proporzionali responsabilità.
La responsabilità non riguarda solo l’adempimento dei propri doveri, ma anche la capacità di rispondere delle proprie azioni e decisioni. Accountability, dicono quelli bravi.

Sul piano professionale essere responsabili implica svolgere il proprio lavoro con competenza e dedizione, ma anche rispettare le norme etiche e comportamentali della propria professione, evitando conflitti di interesse e condotte discutibili.
La responsabilità di chi occupa ruoli di leadership abbraccia non solo i colleghi o i subordinati, ma anche l’intera organizzazione, la reputazione di tutti coloro che vi lavorano onestamente, e - nel nostro caso - la collettività.

Scopriamo che la responsabilità diventa ogni giorno un bene più scarso. La cosa va di pari passo all’incapacità di guardare oltre il brevissimo termine.

Ci viene in mente un esperimento condotto sessant’anni fa all’Università di Stanford da parte dello psicologo Walter Mischel su bambini di età prescolare, il c.d. “marshmallow test” (il marshmallow è una caramella morbida e gommosa, famosa negli Stati Uniti): si presenta un marshmallow a un bambino e gli si dice che può mangiarlo subito, ma se aspetta quindici minuti, ne avrà due.
I bambini venivano lasciati soli in una stanza con la caramella, e altri giochi che potevano distrarli durante l’attesa.

I risultati del test, verificati poi ad anni di distanza, sono stati impressionanti. Il maggior autocontrollo e la maggiore sensibilità alla gratificazione differita si sono rivelati, anni dopo, un indicatore di successo in diversi settori della vita, dal rendimento scolastico alla vita professionale, e allo stato di salute.

Di fatto, solo chi sa evitare impulsi di corto respiro riesce a concentrarsi su obiettivi validi a lungo termine.
Che risultato sarebbe emerso, se fosse stato fatto il test a certi personaggi del cine-Panettone di questi giorni?

§§§

La modesta attenzione ai limiti del proprio potere, per quanto grande esso sia, è un elemento che sconcerta e preoccupa tutti, e travalica di molto gli aspetti specifici che hanno fatto clamore.
La fretta di mettere toppe peggiori del buco è coerente con un contesto verticistico addestrato al culto del superiore, il quale, essendo infallibile, non va mai disturbato con un supplemento di riflessione, specie conoscendone la marcata insofferenza per il confronto con chi la pensa diversamente.

Per questo siamo preoccupati, e crediamo di interpretare il sentimento di tanti colleghi.
Il personale della Banca d’Italia respinge ogni indebita assimilazione a qualunque situazione di "privilegio". Il personale della Banca trova indecente l'articolo del solito pennivendolo che si improvvisa (maldestro) avvocato d’ufficio, svelando ormai ufficialmente le fonti a cui si abbeverano i suoi articoli a orologeria.

Il personale della Banca d’Italia ha anche bisogno che qualcuno si impegni sulle questioni concrete che lo toccano direttamente, e su ognuna di queste dia risposte serie: la riforma territoriale, la revisione degli inquadramenti operativi e manageriali, l’orario di lavoro e lo sviluppo delle forme di lavoro da remoto, il rinnovo della polizza sanitaria.
Queste sono le priorità del personale, e queste devono essere le priorità del vertice della Banca d’Italia, se intende svolgere al meglio le funzioni affidate e preservare il vero patrimonio dell’Istituto, che siamo tutti noi lavoratori dell’Istituto.
Tutti dobbiamo saper guardare più in là del marshmellow che ballonzola invitante davanti agli occhi.
Se non è troppo tardi per cambiare il proprio modo di essere.



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