Riforma dell'Area Operativa - Hanno tutti ragione
Pubblicato in carriera _operativa · Giovedì 02 Mag 2024 · 3:45
Riforma dell'Area Operativa
Hanno tutti ragione
La primissima tornata di incontri negoziali sulla riforma delle carriere operative è bastata a destare un forte interesse nel personale dell’Area e a far nascere un dibattito ricco e polifonico tra gli stessi colleghi, prima ancora che tra sindacati.
Il bello e il brutto di questo dibattito è che… hanno tutti ragione.
Hanno ragione i Coadiutori, quelli respinti con modalità discriminatorie della selezione straordinaria del 2016, tanto quanto quelli diventati Coadiutori post 2016, e quindi privati per non si sa bene quale ragione della possibilità di poter diventare Esperti con una specifica selezione. Tutti colleghi entrati in Banca come Coadiutori, con un concorso per laureati (oggi si entra direttamente Esperti), o lo sono diventati con una prova interna tra le più difficili, dovendo mettere in gioco residenza, organizzazione familiare, percorso professionale. Molti di loro svolgono ruoli di rilievo e responsabilità, di cui aspettano un attestato nel “nuovo mondo”.
Hanno ragione i Vice Assistenti, il cui requisito di ingresso è passato in pochi anni dalla terza media alla laurea (vedi l’incredibile concorso 2018) o comunque alla rilevanza della triennale per poter sostenere lo scritto, senza che si siano ridotti gli inverosimili tempi di percorrenza verso i gradi superiori. A guardare le cose con gli occhi di ieri, la proposta della Banca li allunga, quei tempi. Con gli occhi di ieri, nel mondo di ieri, sia chiaro. Ma gli occhi di ieri restano validi, fino a quando non saranno chiari i punti cardinali di un sistema nuovo.
Hanno ragione in generale le generazioni più giovani, che temono un reinquadramento “statico” che ne rallenterà la progressione, specie se l’ottica attuale non evolverà chiaramente verso un nuovo modo di concepire il percorso professionale di ognuno. Hanno ragione anche nel temere che la preparazione professionale estremamente qualificata pretesa per l’ingresso (agli Assistenti è ormai richiesto il requisito della laurea triennale, e anche con ottimi voti!) non venga più considerata un valore aggiunto nel corso della vita lavorativa.
Hanno ragione tutte le generazioni presenti in Banca da più tempo, chi vicino alla pensione e chi ancora distante, tutti regolarmente “illusi” dal primo giorno di lavoro su una riforma degli inquadramenti imminente, ma rinviata (per responsabilità condivise della Banca e di vari sindacati) da tre decenni.
Hanno ragione i colleghi che ormai chiedono solo un’agevolazione all’uscita anticipata, sulla falsariga di quella di cui hanno beneficiato i loro colleghi anziani nel decennio scorso.
Ma hanno ragione anche i tantissimi che si trovano nell'eterna "terra di mezzo”, che arrivano sempre troppo tardi per godere dei vantaggi delle generazioni precedenti, eppure già fuori dai radar dell’Amministrazione quando si parla di “personale su cui investire”.
Il fatto che abbiano ragione tutti rende da un lato più complicato fare la riforma (ogni categoria rivendica la supremazia nella classifica dei penalizzati dal sistema attuale), ma dall’altro la rende più necessaria.
Soprattutto, fa capire che qualunque modello immaginato per il futuro deve essere accompagnato da una pari attenzione al reinquadramento del personale attualmente in Banca, frenato - chi più chi meno - da un sistema nato 44 anni fa.
Della necessità di una riforma, va dato atto, sembra (sembra) essersi accorto anche il Vertice, che tramite la Delegazione ha usato parole nuove su molti aspetti critici, riconoscendo tra l’altro che un sistema che risale al 1980 è ormai “corroso” nella sua funzionalità.
Si tratta ora di dare sostanza alle soluzioni, a un modello di carriere più moderno per le future generazioni, ma che ora deve essere calato su una realtà di oltre 3.000 colleghi che hanno una loro storia, un loro percorso professionale, le loro aspettative di crescita e di riconoscimento per quanto fatto in Banca. Le premesse non sono negative, ora è tempo di approfondire soluzioni utili per l’Istituto e per ognuno dei colleghi.
A ciascuno di loro, il SIBC - unico sindacato a non aver firmato la “riforma 2016” e soprattutto unico ad aver sostenuto il NO al relativo referendum, che arrivò al 49,9% - garantisce informazioni corrette, ascolto e rappresentanza al tavolo negoziale. Dateci forza e facciamo la riforma insieme!