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Lavoro da remoto - Avanzare indietreggiando

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Lavoro da remoto - Avanzare indietreggiando

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Pubblicato in smartworking · Giovedì 10 Ott 2024 ·  4:15
Lavoro da remoto
Avanzare indietreggiando

Nella intranet del Servizio GEP, il lavoro ibrido è vivo e gode di ottima salute. Viene così tratteggiato:
Il nostro orario di lavoro è molto flessibile nel tempo e nello spazio ed è pensato per essere a misura delle persone. Risponde alle diverse esigenze di work-life balance dei dipendenti  e alle peculiarità operative di ciascuna Struttura. Persegue quindi un  duplice obiettivo: creare da una parte la possibilità di conciliare al meglio la vita lavorativa con quella personale e accrescere dall’altra l’efficienza organizzativa, favorendo un maggior benessere nei luoghi di lavoro.”

Esattamente lo spirito che animò il personale, i Sindacati e la Banca verso la sottoscrizione del modello di lavoro ibrido, a fine 2021.
Nel volgere di pochi  anni, gli obiettivi della Banca sono diventati altri, a vederne  l’evoluzione gestionale. E quella frase, messa in bella mostra sulla  intranet, da ingegnoso specchietto per le allodole si sta trasformando  nella confessione della distanza tra le parole, i fatti e le intenzioni.

Perché questa considerazione?
Perché il lavoro da remoto, per come la Banca lo sta gradualmente, unilateralmente modificando nel tempo, si sta trasformando da strumento per “rispondere alle diverse esigenze di work-life balance dei dipendenti” in uno strumento gestionale: per conseguire risparmi (sotto le mentite spoglie della riduzione dell'impronta ecologica), per agevolare l’attuazione di piani di riorganizzazione,  per  svolgere  a  distanza  compiti  che  un  tempo
avrebbero richiesto lo svolgimento di missioni, per mettere la spunta a una formazione, spesso apatica e sterile, dai costi decisamente più contenuti e che di contenuto ha avuto anche l’efficacia formativa.
Il  tutto, peraltro, con il peso significativo di non essere riuscita (non  averci proprio provato, in realtà) a essere realmente inclusiva verso  tutto il personale, escludendo dal lavoro da remoto fasce di colleghi (GSP e non solo) relegati nelle proprie divisioni senza possibilità di uscita.

E ora?
Ora lo si cercherà di tramutare persino in uno strumento per facilitare l’attuazione del progetto di “sotto-sviluppo” della rete territoriale.

Pazzesco pensare all’involuzione del lavoro da remoto in Banca.
Pazzesco come  su un terreno nel quale - riconosciamolo tutti - la Banca si era posta  all’avanguardia di tutte le pubbliche amministrazioni, stiamo ora  paurosamente arretrando.

Pensiamo al muro di indifferenza che la Banca alza persino davanti a calamità naturali,  rispetto alle quali non osa "donare" un giorno da remoto in più ai  colleghi, a costo di costringerli a tragitti pericolosissimi (da ultimo,  l'ennesima alluvione in Emilia Romagna).

Pensiamo anche a una voce insistente che circola, secondo la quale la Banca vorrebbe limitare le possibilità di fruizione del lavoro da remoto, specie per i più giovani.
Una bizzarria  vagamente incostituzionale che, in vista della supposta “verifica”  dell’accordo di dicembre 2021 ancora latitante, circola nel consueto  Servizio dis-organizzativo, a dimostrazione di due aspetti cruciali, che  chi governa la Banca dovrebbe considerare con attenzione.

Primo, dimostra quanto la dirigenza sia estranea alle domande del mondo del lavoro (la domanda più frequente di chi considera i concorsi in Banca è: “quanto smart working si può fare?”). Un bell’articolo uscito pochi giorni fa sulla Stampa evidenziava come ormai “lo  smart working viene percepito come un caposaldo dei diritti  dell'occupazione. Un prerequisito irrinunciabile quando si tratta di  finalizzare un rapporto”. E noi invece stiamo lì a fare le pulci ai neoassunti presenti e futuri? Ma per favore!
Secondo, dimostra  che, nel suo indietro tutta, la Banca arriva a cozzare in maniera  spettacolare con le tendenze della stessa Pubblica Amministrazione. Per  fidelizzare il personale, aumentare l’attrattività del posto di lavoro e  arginare rinunce e dimissioni precoci sempre più frequenti, il nuovo  contratto degli statali prevederà “la semplificazione per l’accesso al lavoro agile dei neo assunti”…  “l'adozione di strumenti volti a favorire l'inserimento del personale  neoassunto quali, ad esempio, l’accesso al lavoro a distanza". Capito?  Per favorire l’inserimento viene favorito il lavoro a distanza, mentre  qui viene combattuto.

Ora, se rimettiamo in fila le frasi (della Banca!) che si muovevano nello spirito di partenza, e le confrontiamo con l'applicazione miope, assistenzialistica (ma nemmeno troppo, ndr) del lavoro da remoto oggi, lo stridore dà la misura di quanto le vere esigenze che oggi si cerca di tutelare non sono quelle "delle persone" ma quelle egoistiche della Banca: "... pensato per essere a misura delle persone Risponde alle diverse esigenze di work-life balance dei dipendenti conciliare al meglio la vita lavorativa con quella personale accrescere dall’altra l’efficienza organizzativa, favorendo un maggior benessere nei luoghi di lavoro".

Chi ha voluto interrompere il buon senso e la buona gestione del personale?




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