. L'eredità di Visco
Pubblicato in bankitalia · Lunedì 10 Lug 2023 · 5:15

L’eredità di Visco

Un presente ingombrante e un futuro da reinventare per il nuovo Governatore. La chiave: ricostruire l’orgoglio
1 I 40 miliardi allo stato in sei anniE’ il caso di tornare sul rispetto delle regole da parte del nostro Istituto. Queste servono a tutelarne nella sostanza il futuro, insieme all’indipendenza e all’autonomia che sarebbero sancite da norme europee e da leggi nazionali.A tal proposito, il Trattato sul funzionamento dell'UE (art. 123), lo Statuto del SEBC e quello della BCE (art. 21) vietano alle Banche Centrali persino la concessione di scoperti di conto alle amministrazioni dello Stato, agli enti regionali o locali.La Banca d'Italia non ha bisogno di concedere scoperti di conto allo Stato. Gli trasferisce gli utili di esercizio… più le tasse. Lo fanno anche altre Banche Centrali, ma da noi, in sei anni, le risorse destinate allo Stato hanno superato i 40 miliardi di euro (quaranta miliardi), sfruttando al massimo l’effetto delle passate politiche monetarie espansive, che hanno gonfiato i bilanci del SEBC e consentito i cospicui trasferimenti allo Stato, alimentati anche comprimendo al massimo le risorse necessarie a svolgere nel modo migliore le funzioni istituzionali che la Banca ha garantito.Stiamo analizzando un gesto nobile nei confronti dello Stato? O una sottrazione di risorse essenziali che indebolisce - se non pregiudica - il buon funzionamento dell’Istituto?2 L'ossessione per i costiCiò che qui rileva è che nelle comunicazioni dei vertici aziendali, e nell’agire concreto e quotidiano, l’esercizio dei compiti istituzionali viene politicamente, sistematicamente subordinato a una spasmodica “attenzione ai costi”.E’ lo stesso Piano Strategico 2023-25, a specificare che “l’attenzione ai costi è particolarmente importante (…) sì da non incidere sulle risorse che la Banca potrà destinare allo Stato”.Il medesimo concetto è reso ancora più esplicito alla platea di discenti in un recente seminario sull’Attività di spesa, che pone la ”massimizzazione delle risorse retrocesse allo Stato” come una finalità prioritaria per il budget triennale di beni e servizi (vedi immagine in alto).3 L'eredità ideologica di ViscoL’eredità di Visco è quindi una Banca d’Italia capace solo di tagliare ogni spesa possibile, a costo di uccidere la gallina dalle uova d'oro.L’eredità di Visco è una Banca che si legittima solo attraverso un malinteso concetto di efficienza (minimizzare i costi per conseguire un dato output apparente).L’eredità di Visco è una Banca che ignora il concetto di efficacia (raggiungere appieno obiettivi ed effetti desiderati), avendo impiegato anni a programmare il nostro alto management per “non progettare” nuove iniziative, “non ideare” nuovi ruoli e nuove funzioni per la Banca.Poco importa se, per raggiungere questo scopo, il Vertice perde anche la faccia rimangiandosi gli impegni assunti con le forze sindacali (e con tutto il Personale che queste rappresentano),
- per ritardare il più possibile l’amaro calice di un negoziato economico che ha sempre aborrito;
- per evitare la riforma della carriera operativa che mantiene inefficiente metà del personale, inchiodata a un sistema pensato nel 1980, quindi coevo dei vertici attuali;
- per scongiurare il rischio che qualcuno metta in discussione il "regno dell’arbitrio" regalatogli nell’Area Manageriale dalla Banda dei Tre che firmarono nel 2016 una riforma in bianco.
Poco importa se, per raggiungere questo scopo, devono essere toccate le infrastrutture fisiche e informatiche, l’organizzazione, i processi di lavoro, gli organici, il costo del lavoro, incidendo inevitabilmente sull’ampiezza e sulla qualità dei servizi svolti.Probabilmente i tagli saranno associati a contenuti investimenti in comunicazione esterna e interna e a uno stuolo di psicologi che ci spiegheranno didascalicamente che per fare il bene del Paese la Banca Centrale italiana va ridimensionata e progressivamente resa “un bidone vuoto”.4 Cosa rimarrà (e cosa no)Rimarrà solo l’attenzione ai compiti che l’Istituto svolge in Europa come fornitore di servizi a elevato contenuto tecnologico nei settori dei pagamenti, dei mercati e delle statistiche, nonché nei lavori preparatori per l’eventuale introduzione dell’euro digitale.Al contrario, le funzioni e i compiti ritenuti non prioritari continueranno a essere svolti col minimo dispendio possibile, come la Circolazione monetaria abbandonata a soggetti privati o come la Tutela della clientela ed educazione finanziaria che dispone di risibili dotazioni e budget.La ridotta presenza della Banca sul territorio contribuirà allo scadimento dei servizi alla collettività. La circolazione monetaria, la vigilanza prudenziale e di compliance, l’analisi economica, i servizi informativi al pubblico, l’ABF, la gestione degli esposti e le iniziative di educazione finanziaria richiedono che la presenza della Banca non sia concentrata su un numero sempre più esiguo di strutture, spesso con organici insufficienti.5 Non accettare l'eredità, ripensare il futuroLe eredità non vanno accettate per forza.Il cambio del Governatore deve segnare un ritorno della Banca all’orgoglio di un’Istituzione che ha segnato la storia italiana grazie alle proprie eccellenze e alla propria autonomia, in tutti i sensi. La Banca deve erogare i servizi a soggetti pubblici e privati, imprese e cittadini, in tutto il territorio italiano e non solo a quelli digitali o insediati in prossimità delle rimanenti 38 filiali, peraltro minacciate da oscuri progetti.Non a caso si chiama Banca d’Italia.E davvero, se si avesse a cuore la Banca e l’Italia, basterebbe chiedere a qualunque cittadino, se è più interessato a un’ISTITUZIONE capace di fornire risposte, di garantire la stabilità delle Banche, la trasparenza e l'affidabilità degli intermediari, di fornire servizi di pubblica utilità, oppure a una cassaforte sempre meno utile, che tira la cinghia e retrocede un po’ di soldi in più allo Stato, in attesa di estinguersi mestamente (previa ricollocazione aurea dei suoi vertici, come ormai regola più che decennale).