Il Servizio PCO dichiara guerra al Regolamento del Personale
Pubblicato in trattamento di missione · Giovedì 06 Feb 2025 · 2:15
Il Servizio PCO dichiara guerra al Regolamento del Personale
Con un volantino arrivato ieri sera, i dipendenti hanno appreso dell’esistenza di una nota del Servizio PCO – risalente al 22 gennaio scorso - in cui si impone alla Sede di Venezia un’interpretazione delle norme sulle “missioni” in lampante e insanabile contrasto con la lettera del Regolamento del personale.
Purtroppo, questa nota rappresenta solo la punta dell'iceberg di numerose segnalazioni che stiamo ricevendo in materia, da colleghi che quasi sempre ci chiedono l’anonimato per il timore di ritorsioni (e anche questo la dice lunga su cosa stia diventando la Banca).
Segnalazioni concordanti sul continuo, pervasivo e capillare attivismo dei vertici di quel Servizio e del dipartimento di appartenenza per penalizzare in ogni modo i colleghi inviati in missione: dai servizi di viaggio, agli alloggi, dai compensi agli extracosti, dagli ostacoli burocratici frapposti alla liquidazione delle missioni, fino alle ossessive autocertificazioni di fatti noti all’Amministrazione o che i dipendenti non sarebbero tenuti a conoscere, tantomeno a certificare.
In questo quadro già profondamente deteriorato, la nota del 22 gennaio è particolarmente grave in quanto:
- si pone in spudorato contrasto con i testi regolamentari che, sul punto “presuntamente interpretato”, sono invece chiarissimi, univoci, inequivocabili (“in claris non fit interpretatio”);
- introduce il principio occulto per cui occorre sempre un’interpretazione di detto Servizio, anche per ciò che è palese; al prossimo giro, magari, stabiliranno Lorsignori cosa si deve intendere per stipendio, o per trasferimento, o per chissà cos'altro;
- è ispirata alla prepotenza, diretta a privare un collega del trattamento di missione a lui spettante, e a imporre una logica da “Marchese del grillo” in cui prevale il più forte, senza che debba rispettare le regole scritte;
- apre la via ad altre violazioni su altri istituti del Regolamento del personale, esponendo a rischio legale e reputazionale il nostro Istituto in caso di controversie giudiziarie che i dipendenti sicuramente vincerebbero.
Va da sé che quanto accaduto costituisce “pietra miliare” nello scadimento dei rapporti col personale e nel degrado dell’immagine interna della Banca. Per questo, non è sufficiente l'immediato (e doveroso) ritiro della disposizione.
E' urgente, infatti, una più generale riconduzione a limiti fisiologici del potere dell’auto-amministrazione che, ormai debordante oltre ogni ragionevolezza, si pone in forte attrito con la tutela degli interessi pubblici curati dalla Banca e con quello dei dipendenti, col solo obiettivo di “non incidere sulle risorse che la Banca potrà destinare allo Stato”… n é sulla propria personale carriera.