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FALSE promesse di FALSI inviati per una FALSA contrattazione

Sindacato Indipendente Banca Centrale
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FALSE promesse di FALSI inviati per una FALSA contrattazione

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Pubblicato in Filiali · Lunedì 17 Mar 2025 · Tempo di lettura 4:45
FALSE promesse di FALSI inviati
per una FALSA contrattazione

Non si capisce a che titolo avvengano le visite pastorali dell’Amministrazione, se non per dare l’estrema unzione a quelle realtà di cui essa ha decretato la morte imminente.
Né si capisce di cosa parlino, visto che manca il necessario accordo con i Sindacati di maggioranza. Un accordo che - lo hanno testimoniato 538 colleghi che hanno scioperato nelle Filiali lo scorso 28 febbraio, di cui il 61% del personale di tutte le Filiali maggiormente interessate da rimodulazioni e chiusure- necessita di un supplemento di ragionamento sui suoi contenuti (dis)organizzativi più evidenti,  che abbiamo da tempo evidenziato.

Le promesse che in questi giorni i “pellegrini delle Risorse umane” stanno rappresentando ai colleghi, oltre a essere supportate dal nulla, se non dall’opinione di qualche Dirigente del Servizio, oltre a essere prive di contenuto concreto, mancando norme e accordi sottoscritti con le OO.SS, non sono neppure allettanti nei contenuti, avendo scontentato gran parte dei “colleghi intervistati”, sia i colleghi dell’Area operativa, sia i colleghi dell’Area manageriale, in particolare coloro che ricoprono attualmente posizioni funzionali nelle realtà “visitate”.

Peraltro, la storia delle chiusure in Banca d’Italia, è piena di promesse non mantenute. Basta chiedere a qualche collega che ha già vissuto l’esperienza della chiusura o della rimodulazione.

Vi racconteranno quanto è valsa la promessa di “stare tranquilli” sul telelavoro, ad esempio. Non a caso dopo pochi anni, il tira e molla per ottenere il rinnovo è stato sempre più avvilente. Si è arrivati, addirittura, a proroghe per frazioni di anno (!). E’ stato disatteso persino l’impegno scritto di assicurare rinnovi biennali, rivelatosi un impegno di cortissimo respiro.

Gli esempi più illuminanti provengono, come consuetudine vuole, dagli “accordi tra persone”, in cui il collega (parte debole) si illude che tutti, in particolare le “parti forti”, tengano fede alla parola data.
Quanti colleghi, dopo aver accettato la destinazione della nuova sede sulla base di accordi presi, si sono poi ritrovati in comparti di attività diversi da quelli “pattuiti” con i “pellegrini” del Personale? Sentendosi rispondere frasi del tipo: che vuoi farci, la Sede ha bisogno di qualcuno in Cassa, o allo sportello CR, o in Segreteria. Appena sarà possibile la promessa sarà onorata, è un impegno che abbiamo preso e lo manterremo.
Passati anni, chiudono altre realtà, ma di quelle promesse si perde ogni traccia.

D’altro canto, parlando un po’ in giro, si trova conferma che tante Direzioni locali utilizzano i “deportati dalle Filiali” per assegnare loro lavori non graditi a chi già è in servizio localmente, demansionandoli istantaneamente. I colleghi demotivati già presenti vengono così “tenuti buoni” grazie all’innesto di “colleghi ristrutturati” che daranno una mano nei lavori che nessuno vorrebbe fare (ricorda qualcosa questa storia?)
Una guerra tra poveri, comunque la si voglia guardare.

Né ci si illuda che non esistono anche beffe economiche. Tra queste - ne parlammo anche sui volantini dell’epoca - la questione del pendolarismo, ristoro economico alternativo a trattamenti di trasferimento o simili. Colpa del Covid, certo: per legge non si poteva andare in ufficio, ma anziché prevedere lo slittamento del periodo di pendolarismo (allo stesso modo in cui per legge slittavano cosucce come tasse, mutui, adempimenti giuridici, ecc., ma anche il Trentennale, che è diventato il Trentatrennale) per il pendolariemo si tenne ferma la data finale, con l’effetto (certamente una coincidenza!) di un’improvviso risparmio per la Banca, di cui nessuno ha mai avuto notizie, compresi i colleghi interessati.
Chi si era organizzato acquistando un’auto nuova per far fronte ai viaggi giornalieri da pendolare forzato, contando su quei bonus mensili, è rimasto fregato.

Come allora, anche oggi sarebbero ingannati i colleghi che dovessero fare affidamento sulle parole scritte sull’acqua da qualche emissario del Potere Romano, che lascerà intendere, ammiccherà, alluderà, senza lasciare tracce, impronte, firme su pezzi di carta.
Stessa sorte, toccherà anche ai Dirigenti e ai direttivi che, dopo l’assunzione di incarichi c.d. “quadriennali”, con le chiusure delle Filiali e delle molte Divisioni saranno scippati delle posizioni funzionali raggiunte (sia professionali che retributive) e abbandonati a se stessi, nonostante la Banca si sia inventata un Servizio spiritosamente denominato per lo "sviluppo professionale".

Visite intimidatorie, o visite di finta cortesia che siano, sarebbe ora che la Banca si dedicasse al confronto con i due Sindacati che rappresentano la maggioranza di chi opera quotidianamente al servizio delle importanti funzioni assegnate all’Istituto, e i 538 colleghi che, sacrificando parte della retribuzione, hanno manifestato il proprio dissenso al progressivo ritiro della Banca dal territorio e dalle comunità locali.

Certo, è facile immaginare che la Banca preferisca intrallazzare in rapporti stile Golia vs Davide, giocando  sulla pelle dei colleghi, sulle loro ansie e i loro timori.

Ma esistono degli interlocutori che l’ordinamento impone, volente o nolente. E noi non intendiamo lasciare nulla di intentato a tutela delle ragioni e dei diritti dei colleghi di ogni ordine e grado che rappresentiamo, con buona pace del “fuoco amico” di chi fuori inneggia alla “rivolta sociale”, ma dentro Palazzo Koch non trova altro modo di interloquire con la Banca che non sia l'eterno “signorsì!”.



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