Una carriera da interpretare
Una Carriera da interpretare?
E' ora di confrontare quanto emerge sinora dalle proposte aziendali con le aspettative dei colleghi.
Non vorremmo che chi gestisce le trattative sindacali, a furia di leggere i volantini del sindacato amico, si convincesse davvero che l’unico problema della riforma sin qui proposta (“sin qui”, perché quattro mesi non sono stati sufficienti a completare l'articolata l'esposizione, manco fosse la formula della relatività) sia l’utilizzo di qualche parola più o meno infelice.
La realtà è che i colleghi giustamente rumoreggiano davanti a una proposta che - allo stato - appare molto lontana dalle aspettative dei più, incapace di parlare a chi da anni lavora con serietà e dedizione, priva di garanzie e vuota di prospettive professionali per tutti, in particolare per i più giovani.
La realtà è che ormai riceviamo quotidianamente da colleghi di rara eccellenza, non certo prevenuti verso la Banca, commenti di sconcerto o indignazione, talvolta sublimati in un florilegio di vignette, battute, facezie disilluse. A conferma che voltare le spalle al personale con proposte a dir poco deficitarie di tutta la parte di interesse dei colleghi non è solo improduttivo sul piano negoziale. E’ anche controproducente sul piano della motivazione e dell’engagement, persino del personale più incline a fidarsi della Banca,
Ne proponiamo una in due step. L'immagine a lato è la vera slide della Banca mostrata nella "puntata" di martedì, che illustra i diversi “cicli di apprendimento” (sic) articolati in trent’anni di carriera.
Ora, non fermatevi a riflettere che i concorsi per operativi da anni li vincono ragazzi con la laurea e il master, e osservatela bene.
Poi, guardate l’immagine subito sottostante, e trovate le differenze. Abbiamo solo esplicitato la traduzione pari pari della struttura attuale dei gradi operativi, compresi tempi medi di permanenza negli stessi. Tutto sempre impermeabile al fatto che tempi e percorsi di carriera dovrebbero essere aggiornati rispetto al 1980, quando si entrava con la terza media, ma vabbè.
Attenzione però, la somiglianza è un’illusione ottica. Induce a credere: alla peggio, non cambia niente. E invece no.
Le differenze ci sono, ma non si vedono. Sempre stando a quanto sin qui esposto in quattro mesi, differenze in termini di condizione lavorativa, di mansioni indifferenziate, di soggezione economica alla “valutazione”, di prospettive di crescita economica e professionale.
Chissà se altre ne emergeranno, di qui al 4 aprile, data entro la quale la Banca si è impegnata a fare luce sulla moltitudine di “buchi neri” del suo “progetto”.
Dicono gli avvocati-sindacali-difensori di GEP: non bisogna giudicare un progetto ancora incompleto. Sarà, anche a noi viene tanto in mente la “situazione da interpretare” di cui ci parla Altan. Però parlarne si può, e noi vogliamo farlo con tutti voi interessati, venerdì a cavallo della vostra ora di pranzo, dalle 13 alle 14,20. Senza finzioni. Non mancate.