Incontro con Carlo Bertini

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Incontro con Carlo Bertini

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Pubblicato in rapporto di lavoro · Lunedì 13 Feb 2023
Tags: rapporto_di_lavoro
Incontro con Carlo Bertini

Il 28 febbraio, al  TAR del Lazio si discute della legittimità del licenziamento di Carlo  Bertini - che la neolingua della Banca chiama “destituzione”. Riteniamo  sia di interesse diffuso ascoltare il collega, a oltre un anno dalla  puntata di Report incriminata, fermo restando che - naturalmente - non  possiamo entrare nel merito della ricostruzione dei fatti che qui viene  proposta.
Pensiamo  tuttavia opportuno continuare a interrogarci su cosa poteva essere  gestito meglio, sul rapporto con i media, sul messaggio che la Banca ha  dato con questa scelta, all'esterno e a tutto il personale. Sulle  occasioni che l'Istituto ha perso, prima del licenziamento e ancora  oggi.
L’alternativa a queste riflessioni è la via, comoda quanto rovinosa, della rimozione.
Ciao Carlo, a vederci  insieme mi viene in mente che sono in video le due persone più  detestate dal Direttorio della Banca d’Italia… (risate)  Puoi dirci sinteticamente quali motivi sono stati addotti dalla Banca per il licenzia-
mento, e - se puoi dirlo - su quali linee è basata la tua difesa?
Immaginavo questa domanda, ma  non ti nascondo che rileggere le motivazioni per cui la Banca d’Italia  lo scorso 19 luglio mi ha licenziato per me è doloroso… Comunque:  sono stato licenziato per aver denigrato Istituzione e colleghi, per  aver infastidito un membro del Direttorio, e soprattutto per aver  violato il segreto d’ufficio. La linea difensiva è basata sulla  contestazione delle accuse. Davvero è stato violato il segreto  d’ufficio? E se proprio così fosse, bisognerebbe capire le ragioni per  cui è stato violato il segreto d’ufficio. Io, e non solo io, ritengo di  aver solo provato a fare il mio lavoro. Se non lo avessi fatto, mi sarei  esposto al rischio di vedermi contestare dei reati. Se mi avesse  chiamato un magistrato e mi avesse chiesto “Dottor Bertini, lei era a  capo del JST di MPS: ma questa vicenda l’ha vista? Che cosa ha deciso  di fare? Ha approfondito o no? Per quali ragioni?”, cosa avrei detto? Insieme ad alcuni colleghi del team,  anche sacrificando qualche serata e qualche nottata, quella tematica  l’abbiamo approfondita ed evidentemente questa cosa non è stata  apprezzata.
Sul  fatto di aver denigrato Istituzione e colleghi, mi sembra il mondo alla  rovescia: sono solo un Funzionario della Banca d’Italia che ha provato a  fare il suo lavoro, ed è stato “massacrato” (come ha scritto il Fatto  Quotidiano) e “oggetto di azioni intimidatorie e persecutorie” (come  scrisse la Falbi).
Sul  siparietto dell’avvocata Perrazzelli, che abita a 100-200 metri da casa  mia, e un giorno ho detto al suo autista di salutarmela… è una vicenda a  mio avviso ridicola e indegna su cui non vale la pena soffermarsi  troppo.
Guardando la  trasmissione Report - a prescindere dal fatto che avessi torto o ragione  a lamentare la “modesta incisività” della Banca nel contrasto alla  vicenda diamanti - alcune cose dette e il modo in cui sono state montate  sono sembrate gettare tanti colleghi “normali” (che in Banca e in  Vigilanza lavorano con totale dedizione, onestà, rigore, prendendosi  pure belle responsabilità) in un unico calderone…
Non mi pare però che né  Report, né il Fatto Quotidiano che è il giornale che più ha ripreso la  faccenda, abbiano sparato nel mucchio. Poi è chiaro che il pesce puzza  dalla testa, e se ci sono dei problemi in alto, poi il pesce rischia di  puzzare tutto. Ma non mi pare che ci siano stati attacchi generalizzati  ai colleghi. Una cosa è certa, in quella lunga e bella chiacchierata con  l’avvocata Perrazzelli, quando parlammo anche di selezione delle classi  dirigenti e di incentivi. Io dissi proprio questo: ma se chi prova a  fare il suo lavoro viene massacrato, che incentivo stiamo dando alla  compagine? Come viene scelta la classe dirigente in Banca d’Italia? Lei  mi disse “Carlo, io sto cercando di cambiare le cose””
E ti sembra ci sia riuscita?
Mah, io a questo punto,  vedendo quello che è successo dopo ho grossi dubbi che lei volesse  veramente cambiare le cose. Probabilmente voleva tranquillizzare e far  star buono il dottor Bertini. E non ha senso dire che io abbia denigrato  i colleghi, perché nella trasmissione viene anche detto che diversi  colleghi mi manifestarono la loro solidarietà, diversi andarono a  parlare con il Capo Servizio per chiedere spiegazioni…”
Ti dico: se io mi  fossi messo a guardare Report senza conoscere la Banca da parecchi anni,  mi sarei fatto un'impressione molto negativa, eccessiva rispetto alla  realtà. E sì che anche io ne ho un’opinione molto severa, ma… Non  pensi che la ritrosia che c’è in Banca rispetto ai contatti con i media  sia più che giustificata dal fatto che il sistema mediatico ha spesso  finalità diverse dalla corretta informazione?
Pensa a Bechis: uno capace di scrivere paginate scandalistiche pure se in Banca otteniamo i tappi per chiudere le penne... oddio 'sti privilegiati…  e sulla tua vicenda non ha scritto nemmeno una sillaba? L'informazione  gioca una partita tutta sua e se ne frega di rappresentare la realtà.
In realtà a fine luglio, pochi giorni dopo la mia destituzione, il giornale di Bechis dell’epoca, Verità e Affari, scrisse: “Il grande accusatore di Banca d’Italia era pronto a sotterrare tutto per una promozione”, o qualcosa del genere.  E  si citava anche un mio presunto ricatto, contenuto in una mail scritta a  centinaia di colleghi, in cui dicevo che potevamo anche chiuderla lì,  per il bene dell’Istituzione, che mi dessero quel che ritenevo mi  spettasse, d’altra parte una promozione me l'aveva promessa già due  volte il mio Capo Servizio… Se mai decidessi di ricattare qualcuno non  metterei per copia conoscenza centinaia di colleghi…
Ma torniamo al punto  chiave: non è sempre meglio evitare i media? Lo dico anche pensando a un  "misterioso flusso di informazioni" che regolarmente esce dalla Banca  nei momenti in cui si fanno certe trattative, così da generare clamore,  mettere in cattiva luce i colleghi e giustificare la stretta contro ogni  eventuale concessione economica. Per dire che il "culto della  riservatezza" è quantomeno elastico in Banca. Ma torniamo a te...  
Guarda, io non mi sono mai  sognato di spettacolarizzare quella situazione, prima di avere percepito  su di me e indirettamente sulla mia famiglia l’utilizzo di metodi che  in questa intervista preferisco non aggettivare. Quando mi sono reso  conto che Banca d’Italia voleva archiviare, io volli lasciare traccia  formale della mia contrarietà, e allora si riaprì la discussione e la  patata bollente fu passata alla BCE, dove il mio omologo coordinator del  team di Francoforte esaminò le carte, ci chiese piccolissime modifiche  formali sull’inglese, e poi improvvisamente quel dossier finì in un  cassetto. Io chiesi per 4, 5 o 6 volte informazioni, poi mi dissi che  dovevo farmene una ragione. Mi sono ben guardato dal chiamare i  giornalisti. Poi ho visto utilizzati su di me e su mia moglie metodi  poco piacevoli, e allora ho fatto escalation in Banca d’Italia, mi sono  recato invano a un commissariato della Polizia di Stato, ho scritto a  una PM che poi non si è presentata all’appuntamento, ho parlato con la  Guardia di Finanza di Milano, che mi suggerì di presentare una memoria  ai Carabinieri… solo a quel punto ho ritenuto, per tutelare me e la mia  famiglia, che fosse opportuno anche contattare qualche giornalista.
Prima che si  arrivasse al licenziamento, ci eravamo illusi che la tua vicenda potesse  essere un’occasione per cambiare il modo in cui i Vertici si rapportano  con il personale, comunicano con il personale. o gestiscono la  questione del whistleblowing. Invece, tutto al contrario. Perché non si riesce a salire di livello?
Anche la Uilca uscì con un  bel volantino con cui chiedeva trasparenza non solo per il dottor  Bertini, ma anche per tutti i colleghi. Io ho fatto una duplice  segnalazione whistleblowing, in Banca d’Italia e in BCE. Sono  state ignorate entrambe, soprattutto in Banca d’Italia, mentre in BCE mi  dissero che i problemi gestionali te li devi vedere con le Risorse  umane di Banca d’Italia. In Banca d’Italia avevo segnalato che la  vicenda era complicatissima, di avere copiosa documentazione da  produrre, e invece nulla, la segnalazione fu archiviata perché “non  sufficientemente circostanziata”, nonostante avessi detto che era  importante poterne parlare considerata la complessità della questione e  per esaminare insieme le carte. L’altra circostanza davvero singolare è  che per una vicenda del genere, neanche dopo una trasmissione di Report,  neanche dopo due riferimenti in prima pagina del Fatto Quotidiano,  neanche in vista di un’audizione presso la Commissione d’inchiesta sulle  banche, quando diversi persino la presidente della Commissione Ruocco  disse “se quello che abbiamo visto dovesse essere confermato, sarebbe inquietante”,  neanche dopo una risonanza mediatica di questo tipo, la Banca d’Italia  ha ritenuto di chiedere alla Revisione interna di approfondire,  esaminando le carte e sentendo le persone informate sui fatti.
Alberto,  io non riesco a spiegarmela in altro modo che quando ciò che si fa non è  proprio perfettamente allineato alle regole, la trasparenza non fa  piacere.
Sul Guardian  è comparsa l'altro giorno la notizia di un funzionario inglese  licenziato per aver rivelato le mancanze inglesi nel caotico ritiro  dall’Afghanistan... cosa peraltro ben nota, come arcinota era la  questione diamanti.
E allora la domanda è: l’immagine è tutto, o c’è dell’altro?
Se l’obiettivo dei Vertici  della Banca fosse stato quello di contenere il rischio reputazionale per  preservare l’immagine della Banca d’Italia, avrebbero avuto mille altre  strade da seguire. Io penso che ci sia dell’altro. Tu hai detto  giustamente che la vicenda diamanti era già arcinota, tanti ne hanno  parlato nel tempo (Report stesso, il Tg LA7, Bruno Vespa a Porta a  Porta)... Forse il piccolo valore aggiunto che la puntata di Report ha  dato è stato accendere qualche riflettore su Istituzioni come Banca  d’Italia e BCE e sui vertici di alcune banche. Penso sia stato l’aver  alzato lo sguardo verso l’alto che probabilmente ha spaventato o  terrorizzato qualcuno, e ha indotto qualcuno a utilizzare metodi  indegni… anche per lanciare un segnale a tante altre persone.
Ti  sei esposto molto, con le tue legittime convinzioni, e facendo questo -  secondo la Banca - hai creato un danno reputazionale, che poi è alla  base del licenziamento.
Molti pensano invece  che - per quanto possano essere state sbagliate le tue analisi, le tue  reazioni, tutto -  con il tuo licenziamento il Vertice della Banca abbia  commesso un errore grave anche sul piano reputazionale.
E poi, sicuramente la  Banca ha perso un'occasione. Durante tutti questi mesi, infatti, prima,  durante e dopo il tuo licenziamento, un'organizzazione moderna avrebbe  dovuto osservare il suo personale, avrebbe dovuto “ascoltare”.
Invece, niente.  Ancora oggi, si sta facendo finta di niente sul fatto che nella nostra  "famiglia" c'è stato un "lutto", una vicenda che ha spezzato la  quotidianità e, anche se si procede facendo finta di niente, ha lasciato  dei segni. C’è qualcuno che ha indagato sul cambio di prospettiva  rispetto alla sicurezza di avere un "posto fisso” e sul rischio di  perderlo legato all’"espressione delle proprie idee”?
Peppino Impastato, un eroe civile, disse “ci dobbiamo ribellare, prima che sia troppo tardi, prima di abituarci alle loro facce, prima di non accorgerci più di niente”.
Io credo che se la Banca ha avuto una storia limpida, è  perché ci sono sempre state persone che rappresentano l’argine che  serve a non deragliare, a non abituarsi alla verità più comoda, facile e  rassicurante. Queste persone a volte sbagliano, diciamo pure spesso, ma  è un prezzo che la Banca deve essere felice di pagare, se il fine è non  deragliare. E' fare sempre al 101% il proprio dovere. Davvero  un'organizzazione come la nostra non può, non deve permettersi che ci sia una persona come te?
Per questo ti faccio tantissimi auguri per il 28 febbraio. Vuoi dirci qualcosa in conclusione?
No, non aggiungo altro rispetto alle vette che sei stato in grado di raggiungere tu. Mi hai fatto uscire pure la lacrimuccia... Grazie!


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