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Durante il negoziato-lampo dello scorso autunno per varare l’accordo sugli incentivi economici derivanti dall’applicazione del Codice degli Appalti (RUP/DEC), che recepiva il lavoro biennale dell’apposita Commissione tecnica, evidenziammo il modesto riconoscimento previsto per una serie di colleghi assegnatari di compiti comunque decisivi per lo svolgimento degli incarichi e il funzionamento complessivo del sistema di appalti e affidamenti in Banca d'Italia.

Con concretezza, ottenemmo dall’Amministrazione che venisse formalizzato l’impegno secondo cui “ allo scopo di assicurare un adeguato riconoscimento ai compiti assegnati, gli incentivi destinati agli addetti delle unità di base saranno oggetto di ulteriore valutazione alla luce delle concrete linee applicative del presente accordo”.
Per conquistare la fiducia delle persone, siamo convinti che lo strumento migliore sia quello di parlare il linguaggio della verità. Il linguaggio della verità, peraltro, dovrebbe essere un obbligo per tutti, quando si affrontano temi particolarmente sensibili per le persone, come l’orario di
lavoro e il modello ibrido.

Spesso i colleghi neoassunti chiedono: a che servono i sindacati in Banca d’Italia? Innanzitutto: c’è sindacato e sindacato. Noi siamo (insieme ad altri) il sindacato che ha permesso in 800.000 casi in 21 mesi, di lavorare da casa a colleghe e colleghi che altrimenti sarebbero stati costretti a lavorare in presenza. Punto. Accordo imperfetto? Eccome! Ma non firmandolo, non avrebbe avuto un briciolo di libertà in più chi ancora oggi ne è escluso o quasi : saremmo semplicemente tornati alla situazione ante Covid. Bel successo!
L'Amministrazione ha diffuso i dati mensili sul lavoro da remoto dall'avvio del modello ibrido (aprile 2022) fino a dicembre 2023, e che saranno alla base del confronto della prossima Commissione mista sul lavoro ibrido, in programma il 26 febbraio prossimo.

L'incontro sarà verosimilmente l'ultimo, prima che - nel secondo semestre 2024 - si aprirà un confronto tra le parti, per "una valutazione complessiva sul funzionamento del nuovo modello alla luce dell’esperienza maturata", come previsto dagli accordi del 2021.

Due notizie dalla CSR

CSR 13 Feb 2024 1:30
Ci sono due notizie rilevanti sulla CSR che non tutti conoscono.
La prima, è la decisione della Banca d'Italia di sostituire integralmente la Direzione della Cassa, trasferendo altrove gli attuali Direttore e Vice Direttrice e nominando nuove figure (senza peraltro procedure formali di vacancy, ma questa ormai sta diventando la regola).
La seconda, è la completa smentita della “lettura” del calcolo sul fringe benefit sui mutui rinegoziati compiuto dalla Cassa, confermando al contrario, in toto, quanto anticipato dal SIBC e quanto fatto presente (vox clamans in deserto) all’interno del Consiglio di Amministrazione.
In Banca, a volte, succedono cose (ed è già una notizia). A volte queste cose sono incomprensibili, come l’improvviso rimescolamento di posizioni, ruoli e persone che è stato determinato dal vertice con la creazione di una figura nuova (il Segretario-del-Direttorio-Deus-ex-machina) l’abolizione di una figura vecchia (il Revisore Generale), più numerose riallocazioni funzionali/organizzative, il tutto presentato con una nota che non offre spiegazioni adeguate delle ragioni alla base di queste scelte, addirittura “rivoluzionarie” secondo qualche quotidiano.

Hanno sicuramente ragione i sindacati che si preoccupano del venir meno di qualche posizione funzionale, o quelli che lamentano l’ennesimo colpo ai diritti sindacali, ma qui il punto non è l’orgoglio di casta sindacale, abituata a lasciar fare alla Banca tutto o quasi, purché si rispetti la forma (che pure conta) dell’informativa preventiva.
Il punto è: cosa sta facendo e cosa intende fare la Banca d’Italia?
C’è stato un tempo in cui chi entrava in Banca poteva contare, all’atto del pensionamento, sia su una liquidazione congrua (circa 3 annualità di stipendio), sia un trattamento pensionistico mensile pari (se non superiore) all’ultimo stipendio in Banca.

Chi è entrato dopo il fatidico aprile 1993, ha una situazione ben diversa e nemmeno unitaria.
Per quasi 30 anni, infatti, è stata offerta l’ opzione di scelta tra il Fondo Complementare (che aggiunge una integrazione alla pensione INPS, le cui previsioni sono invero sempre più fosche, e attribuisce una mini-liquidazione (lump sum) che a stento arriva a un’annualità di stipendio) o l’Indennità di Fine Rapporto (liquidazione come gli ante 93, ma senza alcuna integrazione della pensione INPS).
Abbiamo scritto più volte sugli impegni, assunti dalla Banca, volti a finanziare lo Stato - esplicitati sotto il Governatore Visco anche nel Piano strategico 2023-25 - e per conseguenza a ridurre gli investimenti e la spesa dell’Istituto, entrambi necessari a mantenere adeguata la Banca d'Italia ai molteplici e complessi compiti che le sono affidati.

Infatti, rileviamo che la sistematica riduzione dei vari budget assegnati sta comportando di fatto il contenimento o la riduzione delle attività svolte, e sta anche intaccando molti diritti acquisiti nel tempo dal Personale.
 Neanche un mese fa, l’Amministrazione comunicava (prot. n. 34710/24) il trattamento fiscale e contributivo per i fringe benefit erogati nel 2023. Non sfuggiva la "nota Ponzio Pilato" che informava la scelta della CSR per cui “per i prestiti rinegoziati il ricalcolo è stato effettuato applicando il TUR vigente alla data di concessione del prestito originario”, senza che nulla venisse esplicitamente obiettato dai massimi esperti fiscali della Banca.

Ma se conosciamo la Banca, quella precisazione non era stata buttata lì a caso e, d’altronde, avevamo noi stessi dubbi sulla correttezza della soluzione proposta, espressi tramite il nostro rappresentante in Consiglio CSR, e riportati in modo trasparente nella nostra recente comunicazione pubblica sulla Cassa.
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