Alert fringe benefit: che succederà sui mutui rinegoziati CSR?

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Alert fringe benefit: che succederà sui mutui rinegoziati CSR?

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Pubblicato in Fringe Benefit, tassazione · Lunedì 05 Feb 2024
Alert fringe benefit:
che succederà sui mutui rinegoziati Csr?
Il discusso trattamento fiscale: intervento del Sole 24 Ore

Neanche un mese fa, l’Amministrazione comunicava (prot. n. 34710/24) il trattamento fiscale e contributivo per i fringe benefit erogati nel 2023. Non sfuggiva la "nota Ponzio Pilato" che informava la scelta della CSR per cui “per  i prestiti rinegoziati il ricalcolo è stato effettuato applicando il TUR vigente alla data di concessione del prestito originario”, senza che nulla venisse esplicitamente obiettato dai massimi esperti fiscali della Banca.

Ma se conosciamo la Banca, quella precisazione non era stata buttata lì a caso e, d’altronde, avevamo noi stessi dubbi sulla correttezza della soluzione proposta,  espressi tramite il nostro rappresentante in Consiglio CSR, e riportati  in modo trasparente nella nostra recente comunicazione pubblica sulla  Cassa.

Venerdì scorso, la rubrica Norme & Tributi del Sole 24 Ore ha in effetti proposto una lettura normativa radicalmente diversa, che getta inquietanti interrogativi  sull’operato della CSR e della Banca. Un’interpretazione che, per di  più, potrebbe esporre molti colleghi che hanno rinegoziato il mutuo a rischi di “ricalcoli” postumi sui fringe benefit creditizi del 2023.

Secondo il parere dei fiscalisti del quotidiano, che richiamano una precisa circolare dell’Agenzia dell’Entrate (la n. 14/E del 19 giugno 2023) che sembra esprimersi in tale direzione, “in caso di rinegoziazione del contratto di mutuo a tasso fisso (compresa l’ipotesi di rinegoziazione di un precedente mutuo a tasso variabile), si è […] dell’avviso che il confronto vada effettuato fra gli interessi effettivamente dovuti sulla base del tasso fisso determinato al momento della rinegoziazione e il Tur vigente al momento della stipula della rinegoziazionedel mutuo”.
Se così fosse, saremmo di fronte a un errore significativo, piuttosto evidente a guardare la ratio della norma, di cui andrebbero capite bene le responsabilità: di Cedacri, che ha proposto la soluzione; di  chi, nella Direzione della Csr, sminuiva la questione assicurando che  tanto di queste cose se ne occupa la Banca d'Italia; della Banca  d'Italia, che non se n'è occupata pur essendo sostituto d'imposta, o ha  toppato; di chi ritiene che non vale mai la pena controllare cosa  combinano Cedacri e Crif.

Facciamo un esempio di cosa potrebbe accadere, a un ipotetico collega che avesse ottenuto la rinegoziazione da variabile a fisso a gennaio 2023.  Secondo l'interpretazione applicata dalla CSR e dalla Banca,  costui non ha probabilmente pagato (né pagherà) alcun fringe benefit  “creditizio” per tutto l’anno 2023 poiché il confronto necessario alla  loro quantificazione è stato fatto fra il tasso fisso rinegoziato  (diciamo il 3%) e il tasso di mercato all’epoca dell’apertura originaria  del rapporto (diciamo ad es. lo 0,5% del 2015). Meglio così, no? Solo  che  se invece l’impostazione del Sole 24 Ore dovesse rivelarsi corretta - se cioè stessero sbagliando Cedacri CSR e Banca – sarebbe l'ennesima farsa annunciata:  andrebbero ricalcolati i fringe “creditizi” di questo  ipotetico collega (e di tutti gli altri nelle stesse condizioni),  raffrontando il tasso contrattuale rinegoziato (nell’esempio, il 3%) con  il tasso di mercato al momento della rinegoziazione (diciamo il 4%). Un  tale ricalcolo – che comporta altro lavoro e nuovi ritardi per la Cassa - potrebbe anche portare al superamento della soglia di esenzione da parte di colleghi che hanno rinegoziato il mutuo, con il conseguente salasso contributivo e tributario.

E’ un peccato che la Direzione della Cassa abbia prima cercato  di evitare, poi fornito tardivamente al Consiglio un’informativa  “spintanea” sulla vicenda, mancando infine di coinvolgere i Consiglieri  nell’interlocuzione con la Banca d’Italia. E’ pure un peccato che il Consiglio  abbia alla fine fatto spallucce a chi sollevava dubbi - fra cui i  nostri rappresentanti - e raccomandava di acquisire un parere tempestivo  e “robusto”, senza rimettersi alle scontate e pilatesche prese d’atto dell’Amministrazione. Tanti soci della  Cassa non si troverebbero ora in una situazione di incertezza, il  “contatore fringe” sarebbe stato correttamente aggiornato, ognuno  avrebbe avuto conoscenza tempestiva del quadro.

Al SIBC interessa che la Cassa sia davvero più vicina ai Soci: non  illudendoli per qualche mese, ma dando tutte le informazioni utili,  anche sul piano finanziario. Le beghe di bottega le lasciamo agli altri.


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