Fringe Benefit e mutui cointestati: altra mazzata

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Fringe Benefit e mutui cointestati: altra mazzata

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Pubblicato in Fringe Benefit, tassazione · Martedì 18 Lug 2023
Fringe benefit e mutui cointestati: altra mazzata

La raggelante notizia arrivata dalla CSR ai soli titolari di mutui cointestati, su errori passati e presenti del fornitore informatico Cedacri nel calcolo dei fringe benefit da sottoporre a tassazione, comporterà - solo per i titolari di mutui cointestati:
  • il pagamento di un ulteriore conguaglio fiscale, per chi nel 2022 aveva già superato il limite dei 3.000 euro previsto dalla legge;
  • per chi se l’era cavata - collocandosi entro detto limite - il rischio di un improvviso superamento del plafond con conseguente tassazione dell’intero importo, come ricalcolato.
Inoltre, sempre per i detentori di mutui cointestati, il fatto che i “contatori fringe” delle buste paga sono falsati, e sottostimati (oltre a essere già sottostimati per tutti, per il riferimento al TUR del 31.12.22). Ci saranno inoltre impatti sulle dichiarazioni fiscali, di cui la Banca dovrebbe chiarire la portata in tempi brevi (per questo consigliamo di attendere a chiudere la dichiarazione!).
L’unica modesta consolazione è che una volta tanto, accertata la magagna, è stata comunicata subito dalla CSR senza fare il pesce in barile, e delegare a ciò le risorse umane, i servizi fiscali o meglio ancora un passante distratto.



Il problema però resta ed è clamoroso: sbagliare i calcoli sui fringe benefit di un numero di soci presumibilmente elevato è un errore di tale magnitudine che DEVE portare a conseguenze immediate e a formulare ragionamenti di alto livello.
Se, come è stato scritto, il problema ha origine in Cedacri, ebbene Cedacri ne deve rispondere davanti alla Cassa e ai soci, che subiranno danni non per il fatto di pagare più tasse (non le decide Cedacri), ma dall’aver fatto affidamento su calcoli rivelatisi significativamente sbagliati.
Se, come tutto lascia pensare, il problema è stato originato dal fornitore, la questione riguarda però anche la CSR. Ci si potrà porre finalmente il problema: possibile che in Italia, di indissolubile, sia rimasto solo il matrimonio tra CSR e Cedacri? Ce l’ha ordinato il medico? Non esistono fornitori di servizi alternativi? O ce l’ha “caldeggiato” la Banca (e, in questa ipotesi , questi consigli “da amico” fanno parte dei “benefici” per i quali veniamo tassati?).



In ogni caso: qualsiasi ulteriore esborso “imprevisto” deve essere fronteggiato con tutti i sostegni necessari - cercando di non peggiorare la situazione “fringe”.
Soprattutto: E’ ASSOLUTAMENTE URGENTE CONCLUDERE IL NEGOZIATO ECONOMICO PER DARE OSSIGENO AL PERSONALE, vessato oltre ogni limite.


Ma non finisce qui. E’ evidente che in CSR ci sono problemi che prescindono da Cedacri.
Da mesi siamo subissati da mail di soci che, dopo aver presentato una banale domanda di finanziamento, assistono attoniti al passare dei mesi senza che succeda quello che in altre banche avviene in due ore per i propri dipendenti e in due giorni per la clientela ordinaria.
Per noi invece, essendo soci e “privilegiati” al punto da doverne pagare oneri fiscali abnormi, non bastano nemmeno due mesi per un finanziamento, per non parlare dei mutui e delle rinegoziazioni!
Una situazione rispetto alla quale ognuno deve assumersi le proprie responsabilità.



A partire dal tema degli organici carenti della CSR - numericamente insufficienti a fronteggiare l’evoluzione della complessità operativa e le novità normative -  che determinano difficoltà dell’attività ordinaria della Cassa che comprende pure quella di controllare se i fornitori esterni (pagati) prendono cantonate sui fringe benefit.
Praticamente, a voler essere perfidi, diciamo che lesinare sul personale della Cassa ha portato la Banca addirittura a fare una figuraccia come sostituto di imposta che ha versato meno di quanto dovuto allo Stato: chapeau!
Ma anche a prescindere da questi “incidenti”, le tempistiche bibliche dovrebbero far capire che c’è un enorme problema di personale e di mezzi tecnici, oltre a procedure interne ideate a Bisanzio, peggiorate a Stalingrado, capaci di spegnere anche le migliori intenzioni. Mesi e mesi per ottenere dei prestiti non sono un fringe benefit: sono un finto benefit!
Le procedure interne sono un tema che spetta alla Cassa risolvere: speriamo che il nuovo Consiglio affronti al più presto uno dei temi più rilevanti per riportare la Cassa in sintonia con i soci e con la realtà esterna.
Gli organici sono invece un tema spettante in primis alla Banca d’Italia, che ha la responsabilità di assicurare costante apporto di personale, adeguato sul piano quantitativo e qualitativo (a meno che Lorsignori, a differenza dei comuni mortali, non si accontentino di affidare i loro ricchi conti correnti e patrimoni a più fidate mani esterne).
Sono però anche un tema di attenzione per la Cassa: piuttosto che lasciare tutto allo sfacelo, affidandosi ai volenterosi (e decimati) lavoratori, cosa vieta che ci si avvalga di risorse esterne, purché affidabili? Ad esempio, così come la Banca usufruisce da anni dell’ottimo apporto di stagisti universitari per periodi limitati, cosa impedirebbe alla Cassa di avvalersi dei figli o nipoti di soci, laureati, vogliosi di un’esperienza di stage che comunque fa curriculum?
Ecco, il Sindacato Indipendente, rispettoso dell’autonomia della Cassa ma anche assai interessato a che tutti i Soci possano tornare a contare presto su una CSR degna della sua storia, è disponibile a confrontarsi con tutte le parti in causa, con spirito costruttivo, nella consapevolezza che una CSR che funziona è una garanzia per tutti. Anche per il buon nome dell’Istituto, che altrimenti rischia scivoloni francamente imbarazzanti.


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