Violenza di genere - Un'emergenza culturale
Pubblicato in Violenza di genere · Lunedì 25 Nov 2024 · 5:30
Violenza di genere - Un'emergenza culturale
Anche quest’anno il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’ONU nel 1999, è contrassegnato da numeri agghiaccianti: nel nostro Paese, come in molti altri Stati nel mondo.
Secondo i dati pubblicati dal Ministero dell’Interno, dal 1° gennaio e fino al 17 novembre del 2024 in Italia sono stati commessi 269 omicidi; in ben 98 casi (il 36,5% del totale) le vittime erano donne, 84 donne sono state uccise in contesti familiari o affettivi e per 51 di esse l’assassino era il partner o l’ex partner.
Di gran lunga maggiori i numeri legati alle molteplici forme che può assumere la violenza di genere: in Italia sono attivi 10.458 braccialetti elettronici di cui 4.677 per stalking. Solo a Milano e provincia, la Procura ha ricevuto oltre 6.000 denunce per violenza da parte di donne.
Numeri da emergenza nazionale da contrastare con ogni possibile soluzione.
E la soluzione non può essere solo quella penale, di tipo repressivo. L’azione penale è indispensabile ma non sufficiente. Negli ultimi vent’anni il numero totale degli omicidi si è dimezzato, mentre il numero di donne uccise è rimasto pressoché stabile. I numeri quindi ci raccontano che nel nostro Paese esiste un’emergenza culturale che va affrontata anche, e soprattutto, con altri strumenti, a partire dall’educazione e dalla consapevolezza.
Un’indicazione forte in tal senso, anche emotivamente, ci viene dalla famiglia di Giulia Cecchettin, che non si è accontentata del solo percorso penale, ma ha voluto di più, con la creazione di una Fondazione (https://fondazionegiulia.org ) la cui missione è affrontare l’emergenza della violenza di genere in maniera strutturale, agendo sui fattori culturali che sono alle radici.
Tra le forme che assume la violenza contro le donne, vi sono le molestie sul lavoro. Per quanto la molestia sul lavoro non sia un fenomeno che colpisce solo le donne, i numeri riportati nell’ultimo Report ISTAT relativo al periodo 2022-2023 parlano chiaro: nel periodo considerato, sono 2,3 mln le persone che hanno subito almeno una molestia durante l’attività lavorativa, di queste l’81,6% sono donne. In particolare, si stima che il 13,5% delle donne comprese tra i 15-70 anni abbia subito una molestia sessuale sul lavoro (la percentuale sale al 21,2% nella fascia 15-24 anni) a fronte del 2,4% degli uomini.
Secondo l’indagine dell’ISTAT la forma di molestia sul lavoro più frequente (12,1% del totale) sono le offese (tra cui, ad es., scherzi osceni di natura sessuale, commenti offensivi sul corpo o sulla vita privata), mentre le proposte di uscire insieme con fini sessuali riguarda il 5,9% delle intervistate.
L’autore delle molestie sulle donne è per lo più un collega maschio (37,3%) o una persona con cui ci si relaziona nel corso della propria attività lavorativa, come un cliente, un paziente o uno studente (26,2%).
Gli uomini tendono a considerare più lieve la gravità degli episodi subiti rispetto alle donne: il 68,3% delle donne ha percepito molto o abbastanza grave quanto subito, contro il 40,6% degli uomini.
Sia uomini sia donne denunciano di rado: tra le donne, solo il 2,3% ha contattato le forze dell’ordine e il 2,1% altre istituzioni ufficiali.
Ad incidere sulle poche denunce vi è spesso la mancanza di punti di riferimento in casi di molestia sessuale sul lavoro. L’86,4% afferma che non c’è una persona a cui rivolgersi per denunciare o avere supporto nel caso subissero molestie.
Il 93,6% di chi lavora segnala che non si fanno corsi di formazione dedicati al problema delle molestie e sulle iniziative che le vittime possono seguire per riconoscere il fenomeno e farvi fronte.
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Se questo è il quadro nazionale, qual è la situazione specifica in Banca d’Italia?
Dal 2022, a seguito di un accordo tra l’Amministrazione e tutte le Organizzazioni sindacali, anche in Banca d’Italia è stato introdotto il Codice contro le molestie. L’Istituto è arrivato quasi ultimo tra le Banche Centrali a dotarsi di una propria normativa specifica e di strumenti di supporto a chi subisce molestie sul lavoro, a causa di una difficoltà ad ammettere la presenza del fenomeno al proprio interno.
Purtroppo dopo l’emanazione del Codice, troppo poco si è fatto sul fronte della formazione, nonostante l’art. 10 prevedesse da parte dell’Amministrazione la promozione di “iniziative formative, anche obbligatorie, per favorire la conoscenza e accrescere la consapevolezza del personale sul tema delle molestie, sulla loro gravità e le loro conseguenze, di modo che comportamenti, atti, linguaggi ostili, degradanti, umilianti, offensivi siano da tutti stigmatizzati e non vengano nascosti e in alcun modo minimizzati.”
Non sono certamente sufficienti un webinar svolto a fine luglio dello scorso anno, né tantomeno la serie di quattro podcast realizzati tra fine 2022 e inizio 2023, peraltro a fruizione libera. Anche il modulo nei percorsi gestionali per i Capi non è da considerare sufficiente.
Andrebbe investito maggiormente per raggiungere gli obiettivi indicati nel citato articolo 10, tenendo conto che ancora quando si parla di molestie, alcuni colleghi facciano battutine del tipo “magari capitasse a me di essere molestato”.
Per realizzare l’indispensabile cambio strutturale a beneficio di un ambiente di lavoro realmente inclusivo, per le donne ma non solo, è necessario che il Documento di valutazione dei Rischi per la salute e la sicurezza comprenda anche il rischio relativo alle molestie, conformandosi così alle migliori prassi aziendali. Da ciò ne deriverebbe l’obbligo di formazione al pari di altri temi (privacy, conflitto di interessi). La questione è stata posta anche all’interno della CPO, dai membri di parte sindacale, ottenendo però una risposta inadeguata e non condivisibile da parte Banca.
Nell’ambito degli strumenti di mitigazione del rischio, inoltre, vi dovrebbe essere la somministrazione periodica di questionari anonimi ai dipendenti per monitorare il clima aziendale e identificare eventuali problemi nascosti relativi a molestie.
La Banca d’Italia ha voluto aderire alla campagna della Fondazione “Una, Nessuna, Centomila”. Affinché l’adesione non sia solo formale, agisca concretamente nella direzione che abbiamo indicato.