Se il Popolo non è d'accordo.... cambiare il Popolo
Pubblicato in relazioni con altri sindacati · Lunedì 23 Set 2024
Una vicenda che getta luce su vicende negoziali passate e sugli accordi che fregarono coadiutori ed esperti...
se il popolo non è d'accordo con Lorsignori, bisogna......
Cambiare il popolo
Non sappiamo ancora se la Banca si dimostrerà più avveduta di certe Organizzazioni sindacali, e quindi rimetterà nel cassetto il progetto di cambiare per legge le maggioranze dell’Area Manageriale, per dedicarsi a temi di sostanza.
La notizia positiva arrivata venerdì è che - invece di un altro incontro su un tema estraneo (o contrario) ai bisogni dei colleghi - mercoledì riceveremo il documento illustrativo del piano di riorganizzazione territoriale elaborato dalla Banca, sul quale si confronterà con tutte le Organizzazioni rappresentative in un incontro che si terrà la prossima settimana, dopo gli incontri su IPCA ed efficienza (stamattina) e sull’Area operativa (giovedì).
Sul c.d. “pasticciaccio brutto” della rappresentatività per l’Area Manageriale (soglia minima 5% degli iscritti, altrimenti gli iscritti non contano niente), vorremmo chiudere la questione con quattro considerazioni facili facili.
Uno. La differenza abissale tra l’accordo proposto oggi e quello del 2018 per le soglie di rappresentatività dell’Area Operativa (allora subissato di contumelie dagli smemorati Cida e Dasbi, ndr) è che quello 2018 non alterava, nemmeno potenzialmente, alcuna maggioranza sindacale.
Tanto è vero che l’unico sindacato escluso, il Dasbi, contava una decina malcontata di iscritti nell’Area, ossia lo 0,4% degli iscritti operativi, che non rappresentavano il 5% nemmeno degli iscritti di quel sindacato, nato come tutti sanno per finalità tutte diverse di altra categoria.
Due. L’accordo che ora è stato proposto per l’Area Manageriale (abolendo la rappresentanza di due sindacati storicamente presenti in quell’Area come la UIlL e la FABI, sia pure con quote attualmente non elevate) ha lo scopo di resuscitare la maggioranza CIDA-DASBI, che per anni era stata maggioritaria nell’Area Manageriale e che di recente è stata sfiduciata dai lavoratori.
Si cerca quindi disperatamente di riportarla vicino al 50% non per una ritrovata sintonia con il personale, ma per esclusione di quasi cento iscritti colpevoli di aderire ad altre sigle.
Come ironizzava Bertold Brecht: “Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo”.
Tre. E’ bello sorridere. Sempre. Per cui, il volantino di quella sigla che, dall’alto dei suoi citati zero-virgola-iscritti operativi, rivela, prudentemente ad anni di distanza, di aver inciso in modo decisivo sulla tutela dei colleghi delle Filiali in chiusura, e financo sulla riforma 2016 dell’Area Operativa, è da accogliere con tanta, tanta riconoscenza.
Quattro. Possiamo dire che la tempistica e l'opacità di questa storia sono inquietanti? E’ già capitato in passato che la Banca si presentasse al tavolo negoziale su temi delicati con l’Area Operativa allargando le braccia e dicendo “l’accordo si deve fare così, o niente. L’Area Manageriale è già d’accordo in questi termini”.
Per non parlare della genesi delle regole imposte nel 2016 per la nascita del grado di Esperto, su cui oggi molto di più si è capito; regole che fregarono sia i Coadiutori, per le norme inique di passaggio, che i futuri Esperti, per l'importo discriminatorio dei livelli economici di quel segmento rispetto a tutti gli altri.
Non è mai nell'interesse del personale, né Operativo né Manageriale, che un sindacato oggettivamente legato all’Alta dirigenza dell’Istituto possa direttamente condizionare lo svolgimento di qualunque negoziato.
Per tutto ciò, per quanto ci riguarda, l'accordo proposto va respinto al mittente.
Dedichiamoci alle vere priorità del personale e - aggiungiamo - dell’Istituto.