Lavoro da remoto: gli orologi vanno rimessi indietro o all'avanti?
Pubblicato in orario_di_lavoro, smartworking · Martedì 07 Nov 2023 · 3:15
Lavoro da remoto
Gli orologi vanno rimessi all'indietro o in avanti?
Pare l’Amministrazione sia in ambasce sulla risposta da dare all’accesso agli atti fatto dal SIBC sulla documentazione interna relativa all’applicazione dell’accordo sul lavoro da remoto: perché si sono bloccati i passaggi a 12/120 (se nessun altro Capo Servizio li ha chiesti, o se gli sono stati impediti), che succede nelle divisioni con lavoro da remoto ridotto e soprattutto in quelle in cui è maggiore la prevalenza del lavoro in presenza, le divisioni GEP e tutte le Filiali specializzate nel contante.
Ci sono i tempi di legge per rispondere agli accessi agli atti, non sforeranno anche quelli, si spera.
Il fatto è che mentre questi pensano a come “non dire facendo finta di dire”, sorgono altri problemi. Ad esempio: alcuni dei Servizi che hanno avuto il lasciapassare da GEP per accedere ai 12/120, hanno avuto la malaugurata idea di scrivere nella Comunicazione di servizio frasi tipo “per tutto
l’anno in corso” o “fino al 31.12.2023”. Questo comporta che pure in quei Servizi c’è il rischio di dover ripartire dal via, in un eterno “gioco dell’oca impazzita”: ricominciare con le riflessioni, le sperimentazioni, per poi aspettare comodamente la primavera inoltrata per confermare (si spera!) i 120 giorni, che però nel frattempo saranno diventati molti meno perché tutto viene “riparametrato” per i mesi rimanenti.
Su questo, abbiamo inviato ieri una lettera formale affinché l’Amministrazione dia chiare disposizioni in linea con il Regolamento del personale (“ove, in base alla valutazione del Capo della Struttura , le condizioni operative lo rendano possibile, il numero dei giorni da remoto può essere incrementato a 120 giorni l’anno”). Il Regolamento non considera questi provvedimenti a scadenza, ma solo sostituibili da altri di segno contrario: una volta adottato il regime 12/120, il Servizio X può anche tornare a 10/100, ma è un’eventualità e non una regola, per cui un nuovo provvedimento va adottato solo in questo caso.
E’ mortificante dover rincorrere la Banca su questi "rompicapo per carcerati", ma questa è la situazione. D’altro canto, siamo o non siamo l’Istituto che il 14 agosto (mezza giornata di lavoro) chiude lo stabile di Via Otricoli ma invece di concedere un giorno di delocalizzato aggiuntivo ai benemeriti colleghi in servizio, li dirotta a lavorare “da remoto ma dentro la Banca” (“svolgere la prestazione in presenza presso altro edificio di Banca”)?
Siamo o non siamo l’Istituto che programma i corsi formativi in orari impossibili per chi lavora in GSP, cui i Capi si guardano bene dal concedere giorni di delocalizzato sufficienti per poterli seguire?
E’ mortificante perché - lo avevamo già segnalato - risucchiare tutti nel gorgo della burocrazia impedisce di affrontare aspetti più di alto livello, se ci si consente l’ardire.
Se, tanto per fare un esempio, invece che spremere le meningi per falcidiare i giorni da remoto, si leggessero le analisi del Politecnico di Milano sullo smart working, scoprirebbero aspetti rilevantissimi.
Non solo, infatti, il fatto che la diffusione dello smart working crescerà ancora, anche nel 2024, con buona pace di chi ancora si illude che fosse solo un fastidioso strascico collaterale della pandemia.
Ma soprattutto, si pone un tema fondamentale, di cui parleremo in una prossima comunicazione: lo smart working come leva organizzativa finalizzata a un diverso, più flessibile ed efficiente, modo di lavorare.
Spoiler della conclusione: “per fare bene lo smart working, servono smart manager”. Ci viene il dubbio che sia per questo motivo che certe analisi sono fuorilegge, da queste parti. Niente paura: ve ne parliamo noi.