...La chiamavano parità. Negli incarichi che contano, un altro 4-0 subito dal personale femminile

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...La chiamavano parità. Negli incarichi che contano, un altro 4-0 subito dal personale femminile

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Pubblicato in pari_opportunità · Giovedì 12 Ott 2023
...la chiamavano Parità
Negli incarichi che contano,
un altro 4-0 subito dal personale femminile

Chi ci conosce sa che non siamo quelli delle “quote rosa”. Non siamo quelli delle lamentazioni retoriche che non hanno alcun fine concreto diverso dalla costruzione di un’immagine (marketing, insomma).

Tuttavia, a volte fatti tra loro diversissimi convergono per illuminare la nostra realtà.

Partiamo dal premio Nobel per l’economia. No,  curiosamente non l’hanno dato agli amici di Mussari (Mps), né ai  professionisti dei moniti inconcludenti per segnalarsi sui giornali (marketing, insomma).
L’hanno assegnato a una donna,  un’economista statunitense, Claudia Goldin, per i suoi studi sul mercato  del lavoro femminile nei secoli e sulle cause del divario di genere anche in campo salariale.

Poi ci capita di leggere un’intervista all’amministratore delegato della Rai, che afferma “ho il 60 per cento dei vice direttori donna, il 40 per cento maschi. È un percorso che si sta seguendo. Nel momento in cui fai scelte, però, devi vedere chi hai in azienda in  questo momento, se hai a disposizione persone che possano favorire la  crescita femminile nei ruoli apicali. Sono d'accordo a incentivare la  parità di genere, se hai persone di grande valore, ma non si può fare  con la bacchetta magica. Va premiato il merito.”
Insomma, niente quota, ma il merito ha portato naturalmente a una ripartizione equilibrata delle cariche di vertice. Il 60% dei vice direttori donna. In Rai.

Poi vediamo che anche la Banca fa cenno di muoversi. Ad esempio, parteciperà alla campagna 4 Weeks 4 Inclusion, sul tema "Le donne, il lavoro e la crescita economica. Perché in Italia una donna su due non lavora? E perché le donne guadagnano meno degli uomini?").
Ci piacerebbe dire che non si tratta di marketing, se non fosse che subito dopo ci capita tra le mani l’ultimo dispaccio di incarichi/promozioni (vacancy) e notiamo che, anche stavolta, il merito in Banca d’Italia non è donna (0%). Quattro nomine a Vice Capo Servizio, quattro uomini vincitori (bravissimi, ovvio; tanto quanto le loro competitor, però).

E’ una garanzia per il futuro: il passaggio a Capo Servizio è “la regola” per i Vice Capi Servizio, no? Ecco, abbiamo la garanzia che anche in futuro le posizioni di vertice saranno prerogativa maschile.
Abbiamo anche la garanzia che non ci saranno mai grandi alternative quando si tratterà di scegliere “la donna da mettere in direttorio”.
Che la Banca non intende cambiare certi meccanismi.
Che certe grandi analisi critiche del passato erano più orientate a garantire specifici percorsi individuali (marketing, insomma), piuttosto che a ragionare in concreto di come viene (o non viene) riconosciuto il merito e assicurate pari opportunità alla componente femminile dell’Istituto, dalla Vice Assistente alla Coadiutrice alla Expert e alla Consigliera, non solo alle poche super Direttrici dalla sfavillante carriera.

Ecco, all’iniziativa pubblica sulle donne, il lavoro, l’inclusione ecc., sarebbe interessante se l’Amministrazione portasse il case study di un’importante Istituzione italiana, il cui personale operativo è per il 38% composto da donne, quello direttivo per il 36%, ma ai piani alti la percentuale crolla inspiegabilmente sotto il 20%, tra i 100 colleghi di grado maggiore. E’ un case study che conosciamo perfettamente: si chiama Banca d’Italia.


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