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1992 - 202230 anni di SIBC

Il coraggio delle scelte, la voglia di libertà
di Massimo Dary
La nascita del SIBC va inquadrata in un periodo italiano molto turbolento, il 1992, e in una fase storica in cui i sindacati erano molto politicizzati. In Banca, all’inizio di quell’anno, era in atto una vertenza per il rinnovo del contratto, incentrato sulla riforma delle carriere. (SIC!)
 
Le proposte della Banca erano irricevibili perché ignoravano i problemi posti dai sindacati, tanto che a febbraio si arrivò alla proclamazione, da parte dei sindacati aziendali, di una serie di scioperi, tra febbraio e marzo, il primo dei quali fu caratterizzato da una manifestazione dei dipendenti venuti a Roma da tutt’Italia, sotto la pioggia, che che si concluse con una assemblea all’interno di Palazzo Koch: dal cortile fino alla mensa.
 
Anche se in epoca diversa, è facile immaginare il “disappunto” del Governatore dell’epoca davanti a una simile protesta: i “giornali di regime”, scandalizzati, titolavano sui sindacati che occupano palazzo Koch, sui sindacalisti arrivati a “battere alla porta del governatore” (non vero), Repubblica ci definì addirittura “i cosacchi”.
 
Al netto delle esagerazioni della stampa, spesso zerbino del potere, non era mai successo e mai succederà che il cortile di palazzo Koch venisse occupato da una assemblea del personale.
 
Il “malumore” del Direttorio si trasformò probabilmente in una sollecitazione di intervento esterno ai vertici delle segreterie confederali di CGIL CISL e UIL, allora maggioritari in Banca. Arrivò ben presto l’ordine alle  rappresentanze locali in Banca di ritirare ogni proclamazione di sciopero.
 
Non solo: noi sindacalisti confederali interni fummo messi “sotto processo”, tutti insieme, dai rappresentanti delle federazioni dei bancari nazionali che dettarono il da farsi nel corso di una riunione presso la Cgil nazionale.
 
Ci intimarono di ritirare le azioni di lotta: nel giro di pochi giorni, infatti, vennero altri emissari per farci stilare il documento di revoca degli scioperi. Prendemmo tempo, sentimmo uno a uno i nostri rappresentanti che protestavano, perché la protesta era in corso e gli scioperi non andavano ritirati.
 
Quindi, noi che eravamo della UIB-UIL confermammo gli scioperi programmati, creando una levata di scudi degli altri sindacati e anche della nostra confederazione. Intervenne l'allora Segretario generale della UIL, revocando direttamente lo sciopero e obbligandoci nella sede della federazione a firmare una carta che diceva che la revoca era senza costrizione, pena l'immediato commissariamento.
 
Il commissariamento avrebbe avuto la conseguenza di essere immediatamente esautorati da ogni attività sindacale e perdere soprattutto i contatti con gli iscritti sui luoghi di lavoro. Bisognava  prendere tempo e agire con la massima rapidità per riaffermare la democrazia..
 
Prendemmo  contatti con la CISAL, confederazione di sindacati aziendali caratterizzata dal valore dell’indipendenza delle rappresentanze, un gruppo di fondatori costitui' il SIBC e furono spedite le schede di adesione ai nostri rappresentanti sindacali nelle filiali di tutto l’Istituto per far nascere il Sindacato Indipendente sul territorio. Tutte le rappresentanze locali ex UIL di Filiale e di Roma AC, tranne pochissime, ci confermarono la loro fiducia aderendo al SIBC, grazie a contatti personali frenetici sui posti di lavoro durante l'intervallo di pranzo o usando le nostre ferie.
 
Portammo così circa 500 schede d'iscrizione all’allora Capo del Personale, Meloni, per costituire il SIBC! Meloni rimase sorpreso: la Banca non ha mai capito fino in fondo quanto la libertà attragga le persone. Il 1° maggio 1992 il SIBC venne riconosciuto formalmente dalla Banca. Nelle 8 settimane successive il numero degli aderenti aumento fino a oltre 650 unità.
  
Ma intanto, le trattative andavano avanti, e poco di quello che veniva chiesto dai rappresentanti del personale veniva ottenuto anzi furono introdotte norme volte a limitare il ruolo del sindacato nel rappresentare i colleghi. C’erano proteste spontanee, non solo organizzate, e i rappresentanti aziendali di CGIL CISL e i nuovi della UIL vennero messi sotto tutela dalle segreterie nazionali dei bancari, e tale fu il timore di azioni di protesta da parte dei lavoratori, arrivavano alle riunioni con la banca scortati dai carabinieri. Per questo venne chiamato il “contratto con i carabinieri”.
 
Ma ci furono azioni anche per far tornare il sereno con i dirigenti sindacali aziendali firmatari del contestato contratto. Arrivarono concessioni contrattuali clientelari particolarmente vantaggiose per la fabbrica di banconote, l’ex Fabbricazione Carte Valori, a quei tempi roccaforte della CGIL. Altri sindacalisti acquiescenti furono miracolati da promozioni fin lì imprevedibili a Condirettore. Altri ebbero incarichi confederali esterni di alto livello.
 
Noi, che eravamo stati tra i fondatori della UIL in Banca d'Italia, ed eravamo stati costretti a uscirne, abbiamo preferito rappresentare la voglia di libertà del personale. non accettammo l'intervento autoritario della confederazioni che interessi molto diversi da quelli dei lavoratori della Banca d'Italia. La lealtà verso i nostri iscritti è stato un valore fondante per i dirigenti del SIBC, ed è rimasto immutato anche dopo tanti anni: per questo, per noi non c’è mai stata rendita di posizione, "gratitudine" della Banca, né l'elogio delle confederazioni.
  
Non è un caso se, guardandomi indietro, i dubbi, la sofferenza per gli attacchi personali che sono proseguiti per molto tempo sulla genuinità dell’azione  sono svaniti alla luce di quello che il SIBC ha fatto in questi 30 anni per i dipendenti della Banca e delle Autorità di vigilanza, dove dopo poco tempo ci siamo espansi con successo. Sono svaniti anche perché i giovani continuano a essere attratti non dai piccoli vantaggi, ma dalla passione e dal coraggio che il nostro Sindacato ha sempre dimostrato nel tempo. Il coraggio e i valori sono rimasti gli stessi, e anche l’entusiasmo è lo stesso, il nostro e di tutti coloro che si avvicinano al Sindacato Indipendente
  
Per questo, sono orgoglioso di pensare che quelli passati siano solo i primi 30 anni di una lunga storia!
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