Antonetti - sibc_30th

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1992 - 202230 anni di SIBC

Indipendenti ieri. Indipendenti oggi
di Alberto Antonetti
Quando è nato il SIBC, io non c’ero. Ero all’università, leggevo le notizie terribili delle stragi di mafia di Falcone e Borsellino, di lì a breve avrei cercato il mio primo lavoro, trovandolo in un posto diverso dalla Banca d’Italia. Erano anni di passaggio, la prima Repubblica agonizzava strozzata dal suo stesso malaffare, ma pronta a trovare il modo di sopravvivere, camuffarsi, continuare a opprimere le forze sane e innovative della società.
  
Credo che l’atto di nascita del SIBC sia stato anche l’effetto della voglia di ribellarsi alla conservazione, alla cappa che voleva spegnere l’aria del cambiamento, all’arroganza dirigistica delle sigle confederali nazionali, che già allora pretendevano (già allora, sbagliando) di dettare legge al personale della Banca d’Italia.
  
La ribellione da quell’arroganza oggi nascosta da strati di perbenismo benpensante e solidarietà pelosa, ma sempre presente.
  
Può sembrare un discorso datato riaffermare l’indipendenza dalla politica e dai sindacati politicizzati.
 
Non lo è.
  
Non solo perché - specie dopo l’abolizione del mandato a vita del Governatore - la Banca è diventato un trampolino di lancio per “altro”, in particolare per fiorenti carriere politiche e istituzionali, con conseguenze sul “modo” di esercitare il proprio mandato.
 
E nemmeno solo perché le cariche di vertice della Banca, determinate ora dalla politica, alla politica che li ha nominati poi rispondono. Obbedienti.
 
E nemmeno perché fu proprio un sindacato confederale a cercare, poco più di dieci anni fa, di sopprimere l’esperienza del SIBC convincendo nostri dirigenti nazionali a sabotarne la linea autonoma per farlo annettere nella CISL e spegnere la luce della speranza.
  
Non è un discorso datato anche perché l’indipendenza manca ancora all’interno della Banca, senza bisogno di cercare colpevoli “fuori”.
 
Non è un’istituzione indipendente se le prospettive economiche del personale sono legate a scelte arbitrarie dei Capi, creando una situazione di soggezione e sudditanza.
 
Non è un’istituzione indipendente quella nella quale si può licenziare un collega senza spiegare a tutti gli altri perché, percome, cosa si è fatto per evitare di arrivare a un atto così estremo, se non vi erano vie alternative a quella aberrante del licenziamento.
 
Non è un’istituzione indipendente quella nella quale una parte importante del personale è lasciata senza prospettive concrete di crescita e sviluppo professionale adeguato, senza stimolo a fare più del proprio lavoro, come è sempre stato in Banca.
 
Non è un’istituzione indipendente quella che escogita mille espedienti per non aumentare le retribuzioni, e negli stessi anni versare 35 miliardi nelle casse dello Stato.
  
L’indipendenza è un modo di essere, una cultura necessaria a liberare le risorse che abbiamo. Il SIBC, che indipendente lo è già nel nome, è l’alternativa vivente a un modo squalificante di governare la Banca. Non è un caso che i Vertici della Banca da sempre mal sopportino la nostra attività. Anche perché, a leggere le cronache di chi trent’anni fa era parte attiva della nascita del SIBC, in questi trent’anni tante cose sono rimaste uguali, ma la permalosità del Vertice è cresciuta a dismisura.
 
“Occupare” il cortile di Palazzo Koch e parte dei locali? Pensate a farlo oggi: chiamerebbero non i carabinieri, ma l’intervento della NATO. Oppure, fotografare da un elicottero la "piscina" dell’allora Direttore Generale, sulla terrazza del suo “appartamento di Banca” in via Fontanella Borghese (tramite un consigliere comunale di Roma)? Ci abbatterebbero con la contraerea.
 
I Vertici mormoravano indignati “con loro non si trovano accordi”. Passati trent’anni, lo pensano ancora, nonostante il fatto inoppugnabile che gli unici accordi di alto profilo in Banca, in questi trent’anni, portano sempre la firma del SIBC. Accordi nell’interesse del personale e dell’Istituzione.
 
Certo, con noi non esiste un numero esterno da chiamare, per farci vendere il futuro delle donne e degli uomini della Banca. Certo, con noi non c’è compromesso di interessi, a discapito di quelli dei colleghi.
 
Dovranno avere pazienza. Il SIBC è una realtà che cresce, e crescerà sempre perché l’onestà e la trasparenza davanti al personale sono valori eterni. Chi detesta la trasparenza e aborre l’onestà, si preparasse al trecentennale.
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