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WELFARE Pasticci & Pasticcini

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WELFARE Pasticci & Pasticcini

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Pubblicato in welfare · Giovedì 23 Ott 2025 · Tempo di lettura 3:15
WELFARE
Pasticci & Pasticcini

Le cose belle della Banca vivono tradizionalmente un'evoluzione particolare, articolata in poche fasi:
➡️ gestazione negoziale con i sindacati, spesso di durata più lunga di quella degli elefanti (intorno ai 22 mesi, ndr), fino all’accordo finale;
➡️ complicata fase interna di svezzamento, ossia di scrittura, diramazione circolari e normativa secondaria per rendere l’accordo applicabile nel concreto;
➡️ crescita e sviluppo della “cosa bella”, con road show spumeggianti all’insegna del “quanto siamo bravi - quanto siamo moderni noi”, con webinar per i colleghi come se piovesse; conseguente diffusione tra i colleghi dell’utilizzo o fruizione di questa cosa bella;
➡️ subentra poi,  già in tenera età, una patologia seria, una vera e propria dissociazione mentale, nella quale:

⬆️ da un lato si continuano a magnificare queste acquisizioni, sia all’esterno che con i neo assunti, ah da noi c’è il welfare, ah da noi c’è un lavoro da remoto all’avanguardia, ah gli stipendi della Banca d’Italia...;
⬇️ dall’altra, gli stipendi non vengono rinegoziati da un decennio, che non a caso è l’ultima volta che si è chiuso un contratto in Banca d’Italia (ah, 'sti privilegiati!);
⬇️ dall’altra, il lavoro da remoto è in talune strutture “sconsigliato”, a partire proprio dai neoassunti, e considerato in generale un ostacolo al funzionamento dell’Istituto, tanto che pure gli informatici devono lavorare più spesso in presenza, facendo lavori notoriamente svolti a pedali;
⬇️ e dall'altra, poi, c’è il welfare.

Il welfare è (era) uno dei fiori all’occhiello della Banca degli ultimi anni. Accordi negoziali di grande rilievo, acquisizioni raggiunte con il plauso generale, salvo poi, con l’ultimo appalto, eseguire uno harakiri tanto perfetto quanto inspiegabile.

Al punto che pure le fantasiose sedi di confronto denominate “question time” sono state da ultimo abbandonate, causa disvelamento della traduzione reale del suddetto “question time” (“domande che resteranno prive di risposta”).

E i colleghi restano impigliati in un ginepraio di difficoltà, inefficienze e passi indietro: sito malfunzionante, ricerche di esercenti esistenti e convenzionati che vengono rimbalzate dal portale come se si fosse chiesta una crociera sulla Nina, la Pinta o la Santa Maria, meticolosa sistemazione di ostacoli ai rimborsi sulle disabilità, il mare magnum delle convenzioni a pagamento e dei , per non parlare delle onerosissime commissioni pretese dai nuovi esercenti che - ovviamente - appena leggono le condizioni scappano a gambe levate da questo ginepraio di tagliuzzamenti a destra e a manca.

C’è da veramente da chiedersi quali siano stati capitolato d’appalto, punteggi, requisiti, penali e condizioni, sulla cui base la Banca d’Italia ha assegnato a Edenred la corona di vincitore della gara.

Ora che ci sovviene, questa fu proprio la nostra ultima domanda nell’ultimo question time (curiosa coincidenza, eh?): da allora, istantaneamente, la scelta di non convocare più sedi in cui si potessero porre domande impertinenti, fuori dal copione consolidato io sono la banca, tu fai il sindacato, ma tra un’ora pronti per i pasticcini, ok?
Il che - sia chiaro - non sarebbe affatto un problema, se solo la gestione di Edenred funzionasse a dovere. Invece, niente: né miglioramenti, né risposte alle domande, né trasparenza sui contratti che la Banca stipula con società terze, si suppone nell'interesse di tutti noi.
Non è strano che non voglia rendere noti i documenti che ha predisposto - sempre si suppone - in adesione all'accordo con tutti i sindacati, e nell'interesse di tutto il personale?


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