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UNA VOCE FORTE E CHIARA: 824 COLLEGHI RISPONDONO AL SONDAGGIO SULLA BANCA

Sindacato Indipendente Banca Centrale
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UNA VOCE FORTE E CHIARA: 824 COLLEGHI RISPONDONO AL SONDAGGIO SULLA BANCA

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Pubblicato in sondaggi · Giovedì 30 Gen 2025 · Tempo di lettura 7:00
UNA VOCE FORTE E CHIARA:
824 COLLEGHI RISPONDONO AL SONDAGGIO SULLA BANCA

Al Sig. Governatore della Banca d'Italia

Da tempo, il nostro Istituto attraversa una fase di grandi cambiamenti, solo in parte dettati dalla necessità di rispondere a un contesto esterno mutato. Alcuni sono stati frutto di una positiva condivisione, altri sono stati imposti dal Vertice della Banca.
Da tempo, come Sindacato, registriamo un crescente senso di smarrimento e disaffezione da parte del personale, sia quello della carriera manageriale che quello appartenente alla carriera operativa.

Per queste ragioni, la scorsa settimana il SIBC ha inteso dare voce alle colleghe e ai colleghi, lanciando un sondaggio anonimo con poche ma significative domande, dalle quali potesse emergere chiaramente lo spirito che oggi aleggia nell’Istituto: dal senso di appartenenza, alla fiducia nel futuro e nel management della Banca.
Al sondaggio hanno partecipato in una settimana 824 colleghi. Un risultato in termini quantitativi del tutto inatteso, considerato che, per sondaggi di questo tenore, neppure la stessa Banca raggiunge sempre questi numeri.

L’elemento più rilevante non è solo nella partecipazione, ma nel tenore delle risposte. Il quadro che emerge da questo sondaggio ci dice che l’Istituto che Lei rappresenta presenta un grado di insoddisfazione del personale che mai è stato così alto, per la fiducia generalizzata nel futuro della Banca e, soprattutto, nel suo management.

Non crediamo, al di là delle autocelebrazioni editoriali della Funzione HR, che il Vertice di questo Istituto sia inconsapevole del disastro gestionale che sta mortificando il personale della Banca d’Italia.
Basta confrontarsi con i colleghi, possibilmente quelli che non sono Funzionari Generali, per capire quanta insoddisfazione serpeggi. Negli ultimi anni, molte scelte gestionali e organizzative compiute hanno conseguito il poco lusinghiero traguardo di scontentare tutti, dagli operai ai direttori. Magari per ragioni diverse, tantissimi colleghi si sentono estranei a un progetto che non guarda né ad un serio futuro professionale, né ad affermare il livello di eccellenza di un Istituto centrale nel panorama italiano ed europeo.
Il recente progetto di riorganizzazione della rete territoriale, volto a (sotto)sviluppare ulteriormente la rete delle Filiali, così come una proposta di riforma della Carriera Operativa penalizzante, volutamente priva di qualsiasi attrattiva per il personale, sono solo alcune delle ultime ferite inferte al personale.

§§§

Di seguito, forniamo i dati conclusivi del sondaggio, che evidenzia l’anima ferita della Banca affidataLe (tra i partecipanti all’indagine promossa dal Sibc, il 57,7% del personale addetto all’Area Operativa e il 42,3% dell’Area Manageriale; il 62,6% appartenente all’Amministrazione Centrale e il 37,4% alla rete territoriale. Per quanto riguarda la distribuzione per età, il 58,7% dei partecipanti supera i 48 anni di età).

Alla prima e illuminante domanda del sondaggio, “HAI FIDUCIA NEL MANAGEMENT DELLA BANCA?”, i colleghi hanno risposto per il 33,6% “decisamente no” e per 39,4% “in misura insufficiente”.
Una fiducia complessivamente insufficiente, quindi, per il 73% dei votanti. Solo lo 0,8% si dichiara decisamente fiducioso nel management attuale.


Alla domanda “SEI SODDISFATTO DELLA QUALITA' DEL TUO LAVORO” il 46% ha risposto di essere soddisfatto, mentre il 35,3% si ritiene insoddisfatto. Tra le risposte più estreme, l’11,7% è molto insoddisfatto a fronte del 7% molto soddisfatto.
La valutazione negativa sul management della Banca non sembra quindi da ricondurre alla qualità del lavoro che si svolge.



Uno dei dati che più dovrebbe far riflettere il Vertice dell’Istituto, è nelle risposte a “SEI D'ACCORDO CON LE SCELTE GESTIONALI DELLA BANCA DEGLI ULTIMI ANNI” , da leggere congiuntamente al giudizio sul management nonché a quello, che vedremo dopo, sul futuro della Banca. Il disaccordo raggiunge addirittura l’85,4%: il 57,4% lo è in prevalenza, il 28% è costantemente in disaccordo.
Solo il 13,8% è in prevalenza d’accordo e un risicatissimo 0,7% si dice costantemente d’accordo.


Alla domanda “IL TUO "SENSO DI APPARTENENZA" ALL'ISTITUTO E' OGGI...” il 38% lo sente scarso, il 14,2% addirittura inesistente. Tuttavia il 35,8% lo percepisce ancora in misura sufficiente, e il 12% elevato.
Il dato è significativo, perché nonostante la sfiducia nel management e nelle scelte gestionali, una parte del personale sente ancora quel “senso di appartenenza”, un tempo fiore all’occhiello della Banca d’Italia. Di qui, la legittima frustrazione per il patrimonio che questa gestione sta disperdendo.


Passando, invece, al versante delle attività e delle mansioni, alla domanda “NEL LAVORO CHE FAI, TI SENTI PARTE INTEGRANTE DELL'ORGANIZZAZIONE DELLA BANCA?” il 38,7% si sente poco coinvolto, il 37,9% si sente abbastanza integrato; mentre, il 17,4% non si sente affatto parte integrante dell’organizzazione della Banca, il 6,1% invece si sente molto integrato.



Alla domanda “SEI OTTIMISTA SUL FUTURO DELLA BANCA? la maggioranza assoluta (il 52,2%) ha risposto “poco” e addirittura il 30,6% “molto poco o per niente” (complessivamente, l’82,8% ha una visione poco rosea del futuro della Banca).
Solo il 14,4% si mostra abbastanza fiducioso e appena il 2,2% è molto fiducioso.


Nell’ultima domanda avevamo lasciato ai colleghi uno spazio libero, dove esprimere liberamente il proprio pensiero. Ben 192 colleghi hanno voluto aggiungere ulteriori riflessioni. Qualcuno si è anche firmato, non temendo affatto di palesare il proprio pensiero critico. Meriterebbero tutte di essere qui riportate, ma per ovvie ragioni di spazio ne abbiamo selezionate alcune che rendono chiaro il senso di frustrazione e di disagio che i colleghi vivono oggi:

La continua mortificazione del personale, non solo economicamente (vedi riforma carriere "Robin Hood al contrario"), ma proprio dal punto di vista della considerazione da parte dei vertici delle persone che hanno dedicato la loro "esistenza" lavorativa a fare GRANDE questa Banca, non può che portare a tale sentimenti di totale disaffezione
Ritengo che la riforma dell’area manageriale con tutto il suo meccanismo di obiettivi individuali sia stata una sciagura per la banca nel suo complesso. Una cosa si fa fintanto che qualcuno ha da raggiungere i propri obiettivi, poi chi se ne frega! Ritengo che i direttori siano ancorati al passato, privilegiando la presenza fisica in ufficio. Hai voglia a fare corsi su ascolto, benessere, malessere, inclusione e bla bla. Restano parole vuote, perché abbiamo direttori vecchi dentro, anche se relativamente giovani anagraficamente.
...sono dei poltronari che pensano solo a farsi belli con il governo di turno (...), hanno paura di tutto (in particolare di Franco Bechis, a cui non escludo che passino le info che lui poi pubblica) e hanno la lungimiranza di una talpa. Alcuni membri poi hanno il carisma di una concorrente di "Amici"
Forte timore in merito alla stabilità della configurazione della rete territoriale che sta uscendo dalla riforma, con conseguente forte incertezza nel prendere una decisione personale relativa al futuro professionale
Scarsa propensione all'innovazione (smartworking flessibile, settimana corta al pari di altre istituzioni finanziarie) e mancato riconoscimento delle competenze del personale (sia in termini di attività svolte sia di mero pacchetto retributivo), che molto spesso possiede esperienze pregresse non sfruttate
si nota un distacco fortissimo tra l'alta direzione, composta per lo più da persone selezionate non per meriti ma per adesione cieca a una determinata mentalità, e il resto del personale, anche dell'area direttiva, che è frustrato dal vedere come i temi organizzativi vengono rimessi alla buona volontà del singolo

Riteniamo che quanto emerso dovrebbe seriamente far riflettere, Lei, il Direttorio, il Consiglio Superiore e il management dell’Istituto. Fermarsi, riflettere, confrontarsi davvero con il personale finché si è ancora in tempo per ridare dignità al lavoro nell’Istituto che fu di Carli e di Ciampi.
Alla luce di tutte le considerazioni qui svolte, il SIBC La esorta ad invertire la deriva gestionale intrapresa già prima del Suo insediamento a voler stipulare un nuovo patto sociale e di sviluppo vero in Banca d’Italia, per ridare ad essa il lustro che merita.
Roma, 30 gennaio 2025

LA SEGRETERIA NAZIONALE DEL SIBC - SINDACATO INDIPENDENTE BANCA CENTRALE


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