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Perfetti no, ma migliori si! Cosa aspettarsi dal nuovo Segretario Generale della Banca

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Perfetti no, ma migliori si! Cosa aspettarsi dal nuovo Segretario Generale della Banca

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Pubblicato in relazioni sindacali · Lunedì 19 Mag 2025 · Tempo di lettura 4:15
Perfetti no, ma migliori si!
Cosa aspettarsi dal nuovo Segretario Generale della Banca

La stasi prolungata dei negoziati con la Banca è legata - pare - al cambio del Segretario Generale della Banca, che assumerà l’incarico quando, alla fine del mese, il dott. Martiello andrà in pensione.

Su questo “fermo lavori” sarebbe utile fare delle considerazioni. Quanto “potere” ha il Segretario Generale della Banca?
Tutti pensiamo sia piuttosto limitato, dall’alto dal mandato che gli viene conferito dal Direttorio da cui è delegato, ma anche dal basso, essendo condizionato dalle indicazioni e dalle analisi che la funzione del personale e quella organizzativa ritengono di fornirgli.
Se il binario fosse così stretto, una stasi tanto lunga non avrebbe molto senso.
Ma magari ci sbagliamo, e speriamo proprio di sbagliarci.
In questo caso, questa lunga attesa sarebbe un buon segno: magari il segno che il nuovo Segretario vuol farsi “ricaricare” il mandato sul quale si muoveva il predecessore, magari verificare quanto efficace sia l’approccio ideologico che spesso caratterizza certi settori dell'Amministrazione (oltre, siamo onesti, anche certe organizzazioni sindacali).

Vedremo, alla luce dei fatti, quale sarà la verità. Certo, sarebbe bene vederlo presto, perché il passaggio di consegne non avviene in un momento neutro. Avviene nel bel mezzo di un piano di riorganizzazione territoriale più che “discutibile”, che ha gettato nell’incertezza centinaia di colleghi, non meritevoli di rimanere a “bagno maria” per così tanto tempo.
Vale la pena ricordare che, rispetto al piano organizzativo presentato dalla Banca, le Organizzazioni del tavolo di maggioranza hanno fatto precise controproposte di “civiltà”, che non hanno ancora ricevuto il doveroso riscontro da parte dell’Amministrazione.

§§§

Nel frattempo, leggiamo con interesse e sorpresa due comunicazioni sindacali sul breve incontro conoscitivo avuto con il neo Segretario Generale, cui rivolgiamo i migliori auguri di fare bene un lavoro tanto importante.

Da un lato, il presunto-sindacato-che-non-nominiamo, che lamenta i “troppi incontri e troppi pochi risultati” (cit). Sorvolando sulla grammatica, sui risultati possiamo essere d’accordo, specie se - a fare lo sforzo di alzare lo sguardino - si osasse dire qualcosa sul mandato (e sui mandanti) di cui sopra.
Sul fatto che ci siano “troppi incontri”, viceversa, onestamente dissentiamo. A parte quelli obbligati da esigenze temporali (tipicamente, far partire le gare d’appalto che hanno tempi vincolati), ci si è visti sull’Area Operativa l’ultima volta l’estate scorsa (!), sull’Area Manageriale anni e anni fa (tanto i firmatari restano ancora muti, quasi dieci anni dopo!!), sulla verifica del modello ibrido di lavoro attesa tre anni si è fatto un solo incontro e morta lì, e persino sulla riforma territoriale ci si è visti due solo volte in cinque mesi (!). Questi sarebbero “troppi incontri”?
A noi sembrano ritmi da bradipo, o una carenza di focalizzazione sugli obiettivi, o la pacifica (e condivisa?) volontà di non raggiungere accordi, altro che “troppi incontri”!

Più sensata, per fortuna, la comunicazione della UIL che, puntando a migliorare la coesione sociale, invita a “rivedere quel che divide”, a partire dalle norme del lavoro ibrido.  Partiamo da qui, per dire la nostra.
In Banca non abbiamo solo un patrimonio di colleghi di altissimo livello, selezionate giorno dopo giorno con concorsi estremamente complessi, e che hanno legittime aspettative professionali. Anche il patrimonio normativo è di alto livello, specie in alcune materie.
Ecco, come le persone, anche le norme hanno bisogno di essere implementate per portarle a un miglioramento costante. Pensiamo, per l’appunto, al tema del lavoro da remoto: l’intesa del 2021 ha oggettivamente portato un cambiamento del modo di lavorare utile alla Banca e a tantissimi colleghi, ma possibile che tre anni non siano bastati per attuare le norme dell’accordo (mobilità, rotazioni) o per aggiornare i processi di lavoro in modo da superare la distinzione tra colleghi di serie A e di serie B?
Possibile che non si possano fare proposte di buon senso a vantaggio di tutti (a partire dalla sburocratizzazione di certi passaggi) senza sentirsi dire "attenti a chiedere di negoziare, perché anche noi avremmo cose da dire..."?
In ogni caso, è urgente prendere in mano la situazione per azzerare ogni forma discriminatoria nei diritti del personale: se non si riesce altrimenti, farlo attraverso forme di compensazione per il personale che lavora in determinati settori.

La certezza è che in Banca non rischiamo la perfezione se, come diceva Churchill, “migliorare significa cambiare, essere perfetti significa cambiare spesso”. L'immobilismo congenito lo impedisce alla radice.
Però almeno a migliorare, vogliamo provarci? Noi, lavoratori del SIBC, lavoriamo solo per questo!


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