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Il respiro di futuro che c’è in Banca. Dai giovani colleghi, l’ispirazione per il cambiamento

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Il respiro di futuro che c’è in Banca. Dai giovani colleghi, l’ispirazione per il cambiamento

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Pubblicato in relazioni_sindacali · Lunedì 06 Ott 2025 · Tempo di lettura 3:15
Il respiro di futuro che c’è in Banca
Dai giovani colleghi, l’ispirazione per il cambiamento

In questi mesi, e negli anni più recenti, la Banca d’Italia ha assunto tante colleghe e tanti colleghi: persone che portano con sé storie, percorsi, aspettative ognuna diversa dall’altra, e ognuna degna di nota.

Persone che in genere, appena arrivate in Banca, vivono un primo periodo "magico": uno stipendio che valorizza anni di sacrifici, di studio e di esperienze maturate; un ambiente di lavoro gradevole; tante opportunità di crescita professionale; un corpus normativo pieno di regole e regolette ma anche di certezze e opportunità per conciliare il lavoro con la propria vita.

E’ una "magia" che solo l'impegno di tutti - sindacati e Amministrazione - ha permesso di creare e mantenere negli anni in cui i nuovi colleghi di oggi andavano a scuola, o si avvicinavano alle università, o magari maturavano prime esperienze lavorative.

Ma il "lavoro" non è finito. Se ne accorgono gli stessi colleghi più giovani, dopo pochi anni dalla presa di servizio, andandosi così a unire ai sentimenti di quanti in Banca lavorano da anni, segnati da riconoscimenti non adeguati alla crescita professionale reale.

Le nuove generazioni di colleghi sono sempre affascinanti: hanno entusiasmo, hanno ambizione, hanno dignità e consapevolezza. Maturano una coscienza di se stessi e dell’ambiente in cui lavorano in tempi sempre più rapidi. E, quindi, si accorgono di quello che non va, forse ancor più velocemente di chi li ha preceduti.

Il motivo per cui tanti colleghi sono iscritti al Sindacato Indipendente, e ai sindacati in generale, non è solo per riconoscenza di aver raggiunto questo o quel traguardo all’apparenza impossibile (pensiamo al lavoro da remoto, che mai sarebbe nato senza di noi, e in un baleno sparirebbe, senza di noi), per l’aumento degli stipendi, per la difesa da progetti sballati dell’Amministrazione, per l’eccellenza della formazione che offriamo, o ancora per il modo di supportare singole istanze, comprendendone la portata sistemica a livello aziendale.

È per i valori che incarniamo, e perché tutti capiscono che tanto ci resta ancora da fare, e le condizioni di lavoro sarebbero molto migliori, se tutte le notevoli intelligenze presenti in Banca fossero messe in condizione di ragionare, confrontarsi, discutere, e poi trovare soluzioni.

Non sempre questo è reso possibile: i temi dei negoziati non combaciano quasi mai con le esigenze del personale, e i loro tempi non sono al passo con la velocità con la quale i problemi si presentano, e che il mondo esterno impone per la loro soluzione.
La logica autoconservativa delle scelte organizzative, della gestione dei sistemi di inquadramento o degli orari di lavoro, se anche inizialmente confusa con una sana, prudente ponderazione di questioni delicate da parte di un’Istituzione, è presto riconosciuta nella sua natura di sclerotica difficoltà a superare schemi culturali sorpassati e ormai anacronistici.

Per questo, sarebbe bene che tutti, sindacati e Amministrazione, traessimo la giusta ispirazione dalle colleghe e ai colleghi che entrano in Banca, e che si mettono in gioco, con i loro timori, le loro speranze, la loro voglia di fare e le loro indubbie capacità.

Se anche i tavoli negoziali, e la gestione dell’Istituto, fossero contaminati da un briciolo di questa freschezza e di questo respiro di futuro, sarebbe un enorme passo avanti per tutti. Per parte nostra, noi intendiamo sempre di più essere la casa naturale di queste energie, di queste forze che non vogliono sfasciare quel che c’è, ma costruire su di esso modi nuovi per essere cittadini orgogliosi della Banca d’Italia, e dipendenti felici di lavorarci.


Sindacato Indipendente Banca Centrale
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