. Bankitalia 2023 d.c. La perversione dell'immobilismo

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Pubblicato in bankitalia · Giovedì 04 Mag 2023
Tags: bankitalia
Bankitalia, 2023 d.C.
La perversione dell'immobilismo

      1. Le occasioni perse dall'Istituto        

Che la Banca d’Italia sia un’Istituzione oggi poco dinamica, è evidente a tutti.
Il venir meno di poteri autonomi su temi chiave (la fissazione del tasso di sconto, la vigilanza sulle banche maggiori) doveva essere l’opportunità di espandere in modo incisivo le nostre prerogative e affermare le nostre competenze sul un campo più ampio della Banca Centrale Europea.
Da chi guida l'Istituto, questa fase è stata invece vissuta in difesa (creando ostacoli ai tanti che potevano partecipare al progetto europeo) o addirittura con sollievo  (la riduzione delle responsabilità sul terreno scivoloso della  Vigilanza), aumentando la rilevanza delle funzioni di  auto-organizzazione, trasformata nel tempo nel loro progressivo  predominio su quelle istituzionali.
Doveva anche essere l’occasione per svolgere nuovi rilevanti compiti di fondamentale interesse nazionale, assicurare ulteriori servizi utili per la collettività e per le comunità locali. Tale è la forza del nostro patrimonio umano, selezionato con concorsi che non hanno pari nelle  altre Pubbliche Amministrazioni, che dovremmo sempre essere  all’avanguardia e svolgere un ruolo-guida rispetto a carrozzoni pubblici  da svecchiare.
 
      2. Il nonsense di inquadramenti e formazione        

Invece, chi ha la responsabilità di gestire  e valorizzare l’Istituto e il suo patrimonio umano continua a guardare  al passato, rispondendo a logiche obsolete e non più condivisibili, in pieno contrasto con le analisi condotte dall'Istituto stesso.
E’ infatti l’Amministrazione, oltre al SIBC, ad aver messo l’accento sulla rilevanza che la formazione individuale deve rivestire in una Banca Centrale che voglia valorizzare l’autonomia e la responsabilità connesse al nuovo modello di lavoro, che voglia raccogliere le sfide dell’innovazione incessante, che intenda trarre il massimo dalla qualità e dalla professionalità del proprio personale.
E’ l’Amministrazione ad aver lanciato un improvviso allarme sui rischi di un’incombente obsolescenza del personale operativo (chissà perché solo operativo, poi).
Davanti ai rischi e ma anche alle opportunità offerte dai nuovi scenari, l’idea  di premiare l’impegno formativo di ognuno con risorse economiche  aggiuntive e significative sembra un elemento impeditivo per  questa Amministrazione, ossessionata dal risparmio quando si tratta di  retribuzioni, molto meno quando si effettuano appalti, manutenzioni,  giardinaggio, acquisti di suppellettili varie. Ma tanto Bechis di questo  non parla, perché viene imbeccato solo contro i lavoratori.
 
       3. Il nonsense del nuovo modello di lavoro        

La medesima contraddizione si riscontra nella gestione del modello di lavoro da remoto. I dati forniti dalla Banca, non dal SIBC, testimoniano che il modello di lavoro da remoto ha prodotto in un anno PIÙ efficienza, PIÙ efficacia, PIÙ coinvolgimento, PIÙ armonia sul lavoro, PIÙ rispetto degli impatti sociali, PIÙ conciliazione vita-lavoro.
A fronte di questi risultati, quali conseguenze sul piano gestionale sta traendo l’Amministrazione della Banca d’Italia?
MENO lavoro da remoto, ZERO innovazione di processi e procedure, NESSUN ampliamento di organici per garantire a tutti parità di diritti nell’accesso a questa opportunità di lavorare meglio.
 
     4. L'immobilismo come stella polare      

E’ evidente a tutti l’insensatezza della distanza tra analisi compiute e comportamenti conseguenti. E’ il segno inconfondibile dell'esistenza di un “non detto”, un vincolo tacito che manda a carte quarantotto ogni logica. Il non detto è la volontà che in Banca prevalga l’immobilismo,  che evita al Vertice e all’alta dirigenza di confrontarsi con il nuovo,  di rivendicare il proprio ruolo nella società italiana, di assumersi le  conseguenti responsabilità.
Gli stipendi devono quindi restare fermi,  salvo automatismi e nemmeno più quelli (vedi efficienza aziendale!!), a  costo di mandare in malora, anno dopo anno, potenzialità straordinarie,  sviluppo di professionalità, senso di appartenenza del personale.
Il modello di lavoro deve venire velocemente asfissiato  da burocratismi, disapplicazioni e messaggi intimidatori, cancellando  il principio della “pari dignità” tra lavoro in presenza e da remoto.
 
     5. Svecchiare il sistema. Esempi conosciuti      

Noi pensiamo che questa Banca, la sua storia, il suo ruolo attuale, e tutto il suo personale meritino di più e di meglio. Per ottenere e poter fare di più, va cambiato, svecchiato e modificato alla radice il sistema di gestione vigente.
Un sistema autoreferenziale, basato sui dogmi della gerarchia, dell’immobilismo, dell’infallibilità del Vertice, chiuso alla partecipazione e alla condivisione, non è un sistema al passo con i tempi, e non è un sistema che funziona.
Non è mai inutile ricordare che il grande rilancio della Banca d’Italia coincise con gli anni Sessanta, con l’insediamento del Governatore Carli che  ordinò lo svecchiamento delle procedure, l’innovazione tecnologica e  aumentò sensibilmente le retribuzioni dei dipendenti. Un modello per  fare della Banca d’Italia l’avanguardia delle PP.AA., attraendo le migliori risorse dal mercato del lavoro (compreso l’attuale Governatore, ndr).
Ci attende una fase di passaggio delicata.
Per questo, il SIBC è pronto a ogni iniziativa utile a reclamare e restituire, per l’Istituto e il suo personale, l’attenzione e la considerazione che meritano.


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