Il TAR annulla il licenziamento di Carlo Bertini
IL TAR ANNULLA
IL LICENZIAMENTO DI CARLO BERTINI
Il TAR del Lazio ha accolto il ricorso di Carlo Bertini contro il provvedimento di licenziamento (nella neolingua: "destituzione") con il quale la Banca d'Italia aveva proclamato che "chi sbaglia paga".
Il TAR ha stabilito che - almeno per serissimi motivi procedurali - ha sbagliato la Banca.
Ora, prima di
qualsiasi commento, e prima che si compiano altri atti irreparabili,
chiediamo al Governatore e al Direttore Generale della Banca d'Italia di
informare immediatamente il personale, anche attraverso le
Organizzazioni sindacali, di ciò che il Vertice della Banca intende
fare.
Ritentare? Prendere
meglio la mira? Prendere provvedimenti contro chi ha limitato il diritto
di difesa del collega nel corso del procedimento?
O magari fermarsi, e
riflettere che questa può essere l'occasione per riavvolgere il nastro, e
rimettere insieme i cocci di una vicenda gestita malissimo e che ha
provocato un danno reputazionale alla Banca, per effetto del
licenziamento, molto maggiore di quello eventualmente procurato dalla
trasmissione Report.
Nel
frattempo, al collega Carlo Bertini è arrivato anche il Premio Federico
Caffè, proprio per il coraggio delle denunce della truffa diamanti. Ha
ricevuto il premio in Parlamento, dove è andato da licenziato della
Banca d'Italia. Non un figurone per il nostro Istituto.
La
verità ha tante sfaccettature, si sa. Proprio per questo, prima di
emettere una condanna a morte (lavorativa) bisognava pensarci mille
volte meglio. Non sempre si ha la possibilità di cambiare la strada,
quando ci si accorge di aver preso quella sbagliata.
Il Vertice ora ha anche questa fortuna: crediamo che tutto il personale abbia il diritto di sapere subito se intende sfruttarla.
Intanto, per
festeggiare la decisione del TAR, pubblichiamo l'intervista con Carlo
realizzata proprio un mese fa, con UN AUGURIO SPECIALE A TUTTE LE
PERSONE CHE NON HANNO PAURA!
Ciao Carlo, a vederci
insieme mi viene in mente che sono in video le due persone più
detestate dal Direttorio della Banca d’Italia… (risate) Puoi dirci sinteticamente quali motivi sono stati addotti dalla Banca per il licenzia-
mento, e - se puoi dirlo - su quali linee è basata la tua difesa?
Immaginavo questa domanda, ma
non ti nascondo che rileggere le motivazioni per cui la Banca d’Italia
lo scorso 19 luglio mi ha licenziato per me è doloroso… Comunque:
sono stato licenziato per aver denigrato Istituzione e colleghi, per
aver infastidito un membro del Direttorio, e soprattutto per aver
violato il segreto d’ufficio. La linea difensiva è basata sulla
contestazione delle accuse. Davvero è stato violato il segreto
d’ufficio? E se proprio così fosse, bisognerebbe capire le ragioni per
cui è stato violato il segreto d’ufficio. Io, e non solo io, ritengo di
aver solo provato a fare il mio lavoro. Se non lo avessi fatto, mi sarei
esposto al rischio di vedermi contestare dei reati. Se mi avesse
chiamato un magistrato e mi avesse chiesto “Dottor Bertini, lei era a
capo del JST di MPS: ma questa vicenda l’ha vista? Che cosa ha deciso
di fare? Ha approfondito o no? Per quali ragioni?”, cosa avrei detto? Insieme ad alcuni colleghi del team,
anche sacrificando qualche serata e qualche nottata, quella tematica
l’abbiamo approfondita ed evidentemente questa cosa non è stata
apprezzata.
Sul
fatto di aver denigrato Istituzione e colleghi, mi sembra il mondo alla
rovescia: sono solo un Funzionario della Banca d’Italia che ha provato a
fare il suo lavoro, ed è stato “massacrato” (come ha scritto il Fatto
Quotidiano) e “oggetto di azioni intimidatorie e persecutorie” (come
scrisse la Falbi).
Sul
siparietto dell’avvocata Perrazzelli, che abita a 100-200 metri da casa
mia, e un giorno ho detto al suo autista di salutarmela… è una vicenda a
mio avviso ridicola e indegna su cui non vale la pena soffermarsi
troppo.
Guardando la
trasmissione Report - a prescindere dal fatto che avessi torto o ragione
a lamentare la “modesta incisività” della Banca nel contrasto alla
vicenda diamanti - alcune cose dette e il modo in cui sono state montate
sono sembrate gettare tanti colleghi “normali” (che in Banca e in
Vigilanza lavorano con totale dedizione, onestà, rigore, prendendosi
pure belle responsabilità) in un unico calderone…
Non mi pare però che né
Report, né il Fatto Quotidiano che è il giornale che più ha ripreso la
faccenda, abbiano sparato nel mucchio. Poi è chiaro che il pesce puzza
dalla testa, e se ci sono dei problemi in alto, poi il pesce rischia di
puzzare tutto. Ma non mi pare che ci siano stati attacchi generalizzati
ai colleghi. Una cosa è certa, in quella lunga e bella chiacchierata con
l’avvocata Perrazzelli, quando parlammo anche di selezione delle classi
dirigenti e di incentivi. Io dissi proprio questo: ma se chi prova a
fare il suo lavoro viene massacrato, che incentivo stiamo dando alla
compagine? Come viene scelta la classe dirigente in Banca d’Italia? Lei
mi disse “Carlo, io sto cercando di cambiare le cose””
E ti sembra ci sia riuscita?
Mah, io a questo punto,
vedendo quello che è successo dopo ho grossi dubbi che lei volesse
veramente cambiare le cose. Probabilmente voleva tranquillizzare e far
star buono il dottor Bertini. E non ha senso dire che io abbia denigrato
i colleghi, perché nella trasmissione viene anche detto che diversi
colleghi mi manifestarono la loro solidarietà, diversi andarono a
parlare con il Capo Servizio per chiedere spiegazioni…”
Ti dico: se io mi
fossi messo a guardare Report senza conoscere la Banca da parecchi anni,
mi sarei fatto un'impressione molto negativa, eccessiva rispetto alla
realtà. E sì che anche io ne ho un’opinione molto severa, ma… Non
pensi che la ritrosia che c’è in Banca rispetto ai contatti con i media
sia più che giustificata dal fatto che il sistema mediatico ha spesso
finalità diverse dalla corretta informazione?
Pensa a Bechis: uno capace di scrivere paginate scandalistiche pure se in Banca otteniamo i tappi per chiudere le penne... oddio 'sti privilegiati…
e sulla tua vicenda non ha scritto nemmeno una sillaba? L'informazione
gioca una partita tutta sua e se ne frega di rappresentare la realtà.
In realtà a fine luglio, pochi giorni dopo la mia destituzione, il giornale di Bechis dell’epoca, Verità e Affari, scrisse: “Il grande accusatore di Banca d’Italia era pronto a sotterrare tutto per una promozione”, o qualcosa del genere. E
si citava anche un mio presunto ricatto, contenuto in una mail scritta a
centinaia di colleghi, in cui dicevo che potevamo anche chiuderla lì,
per il bene dell’Istituzione, che mi dessero quel che ritenevo mi
spettasse, d’altra parte una promozione me l'aveva promessa già due
volte il mio Capo Servizio… Se mai decidessi di ricattare qualcuno non
metterei per copia conoscenza centinaia di colleghi…
Ma torniamo al punto
chiave: non è sempre meglio evitare i media? Lo dico anche pensando a un
"misterioso flusso di informazioni" che regolarmente esce dalla Banca
nei momenti in cui si fanno certe trattative, così da generare clamore,
mettere in cattiva luce i colleghi e giustificare la stretta contro ogni
eventuale concessione economica. Per dire che il "culto della
riservatezza" è quantomeno elastico in Banca. Ma torniamo a te...
Guarda, io non mi sono mai
sognato di spettacolarizzare quella situazione, prima di avere percepito
su di me e indirettamente sulla mia famiglia l’utilizzo di metodi che
in questa intervista preferisco non aggettivare. Quando mi sono reso
conto che Banca d’Italia voleva archiviare, io volli lasciare traccia
formale della mia contrarietà, e allora si riaprì la discussione e la
patata bollente fu passata alla BCE, dove il mio omologo coordinator del
team di Francoforte esaminò le carte, ci chiese piccolissime modifiche
formali sull’inglese, e poi improvvisamente quel dossier finì in un
cassetto. Io chiesi per 4, 5 o 6 volte informazioni, poi mi dissi che
dovevo farmene una ragione. Mi sono ben guardato dal chiamare i
giornalisti. Poi ho visto utilizzati su di me e su mia moglie metodi
poco piacevoli, e allora ho fatto escalation in Banca d’Italia, mi sono
recato invano a un commissariato della Polizia di Stato, ho scritto a
una PM che poi non si è presentata all’appuntamento, ho parlato con la
Guardia di Finanza di Milano, che mi suggerì di presentare una memoria
ai Carabinieri… solo a quel punto ho ritenuto, per tutelare me e la mia
famiglia, che fosse opportuno anche contattare qualche giornalista.
Prima che si
arrivasse al licenziamento, ci eravamo illusi che la tua vicenda potesse
essere un’occasione per cambiare il modo in cui i Vertici si rapportano
con il personale, comunicano con il personale. o gestiscono la
questione del whistleblowing. Invece, tutto al contrario. Perché non si riesce a salire di livello?
Anche la Uilca uscì con un
bel volantino con cui chiedeva trasparenza non solo per il dottor
Bertini, ma anche per tutti i colleghi. Io ho fatto una duplice
segnalazione whistleblowing, in Banca d’Italia e in BCE. Sono
state ignorate entrambe, soprattutto in Banca d’Italia, mentre in BCE mi
dissero che i problemi gestionali te li devi vedere con le Risorse
umane di Banca d’Italia. In Banca d’Italia avevo segnalato che la
vicenda era complicatissima, di avere copiosa documentazione da
produrre, e invece nulla, la segnalazione fu archiviata perché “non
sufficientemente circostanziata”, nonostante avessi detto che era
importante poterne parlare considerata la complessità della questione e
per esaminare insieme le carte. L’altra circostanza davvero singolare è
che per una vicenda del genere, neanche dopo una trasmissione di Report,
neanche dopo due riferimenti in prima pagina del Fatto Quotidiano,
neanche in vista di un’audizione presso la Commissione d’inchiesta sulle
banche, quando diversi persino la presidente della Commissione Ruocco
disse “se quello che abbiamo visto dovesse essere confermato, sarebbe inquietante”,
neanche dopo una risonanza mediatica di questo tipo, la Banca d’Italia
ha ritenuto di chiedere alla Revisione interna di approfondire,
esaminando le carte e sentendo le persone informate sui fatti.
Alberto,
io non riesco a spiegarmela in altro modo che quando ciò che si fa non è
proprio perfettamente allineato alle regole, la trasparenza non fa
piacere.
Sul Guardian
è comparsa l'altro giorno la notizia di un funzionario inglese
licenziato per aver rivelato le mancanze inglesi nel caotico ritiro
dall’Afghanistan... cosa peraltro ben nota, come arcinota era la
questione diamanti.
E allora la domanda è: l’immagine è tutto, o c’è dell’altro?
Se l’obiettivo dei Vertici
della Banca fosse stato quello di contenere il rischio reputazionale per
preservare l’immagine della Banca d’Italia, avrebbero avuto mille altre
strade da seguire. Io penso che ci sia dell’altro. Tu hai detto
giustamente che la vicenda diamanti era già arcinota, tanti ne hanno
parlato nel tempo (Report stesso, il Tg LA7, Bruno Vespa a Porta a
Porta)... Forse il piccolo valore aggiunto che la puntata di Report ha
dato è stato accendere qualche riflettore su Istituzioni come Banca
d’Italia e BCE e sui vertici di alcune banche. Penso sia stato l’aver
alzato lo sguardo verso l’alto che probabilmente ha spaventato o
terrorizzato qualcuno, e ha indotto qualcuno a utilizzare metodi
indegni… anche per lanciare un segnale a tante altre persone.
Ti
sei esposto molto, con le tue legittime convinzioni, e facendo questo -
secondo la Banca - hai creato un danno reputazionale, che poi è alla
base del licenziamento.
Molti pensano invece
che - per quanto possano essere state sbagliate le tue analisi, le tue
reazioni, tutto - con il tuo licenziamento il Vertice della Banca abbia
commesso un errore grave anche sul piano reputazionale.
E poi, sicuramente la
Banca ha perso un'occasione. Durante tutti questi mesi, infatti, prima,
durante e dopo il tuo licenziamento, un'organizzazione moderna avrebbe
dovuto osservare il suo personale, avrebbe dovuto “ascoltare”.
Invece, niente.
Ancora oggi, si sta facendo finta di niente sul fatto che nella nostra
"famiglia" c'è stato un "lutto", una vicenda che ha spezzato la
quotidianità e, anche se si procede facendo finta di niente, ha lasciato
dei segni. C’è qualcuno che ha indagato sul cambio di prospettiva
rispetto alla sicurezza di avere un "posto fisso” e sul rischio di
perderlo legato all’"espressione delle proprie idee”?
Peppino Impastato, un eroe civile, disse “ci dobbiamo ribellare, prima che sia troppo tardi, prima di abituarci alle loro facce, prima di non accorgerci più di niente”.
Io credo che se la Banca ha avuto una storia limpida, è
perché ci sono sempre state persone che rappresentano l’argine che
serve a non deragliare, a non abituarsi alla verità più comoda, facile e
rassicurante. Queste persone a volte sbagliano, diciamo pure spesso, ma
è un prezzo che la Banca deve essere felice di pagare, se il fine è non
deragliare. E' fare sempre al 101% il proprio dovere. Davvero
un'organizzazione come la nostra non può, non deve permettersi che ci sia una persona come te?
Per questo ti faccio tantissimi auguri per il 28 febbraio. Vuoi dirci qualcosa in conclusione?
No, non aggiungo altro rispetto alle vette che sei stato in grado di raggiungere tu. Mi hai fatto uscire pure la lacrimuccia... Grazie!